Basket. Italia fuori dagli europei. Il k.o con Israele ci fa sprofondare

Italy's Andrea Bargnani (L) vies with Ge

Frittate non salate ma dolci, fatte di uova francesi Kinder – ex sponsor della nazionale 7 anni fa… ndr – color cioccolato (ben 11 coloured nel roster transalpino) che hanno demolito ogni nostra flebile speranza di poter passare al 2° turno e magari guardare un po’ più da vicino le bianche scogliere di Dover per approdare a Londra 2012. Niente da fare: siamo eterei e nell’etere resteremo ma soprattutto guarderemo (le altre squadre)..

che hanno individuato nella malasorte, nella congiuntura sfavorevole, nella mancanza di gioco assieme  e negli arbitraggi fiscali la debacle della nazionale in questi europei che si stanno svolgendo in Lituania.

Con 1 sola vittoria (contro la effervescente Lettonia) e ben 4 sconfitte (Serbia, Germania, Francia e Israele) siamo riusciti nell’impresa di uscire al 1° turno e di confermare l’esatta posizione dell’anno scorso quando arrivammo terzi nell’additional round di pre-qualificazione dietro un “amaro” Montenegro e dietro una Israele in ricostruzione: siamo fuori dal giro che conta e questo nonostante ben 3 giocatori – The Big Three: Bargnani, Belinelli e Gallinari – che duellano nel campionato NBA. Il resto dei giocatori ha scarsa esperienza internazionale anche se Hackett è migliorato moltissimo in regia e forse è anche questa una delle ragioni per cui molti hanno ceduto mentalmente prima che fisicamente. Vale la pena ricordare che siamo andati in Lituania solo perché il board della FIBA ha allargato la competizione portandola a 24 squadre..

Già prima della partenza era chiaro che senza un vero pivot ed un play in grado  di cambiare ritmo e gestire il gioco – l’asse portante di ogni squadra che dir si voglia – avremmo faticato nei momenti topici delle gare, quei momenti in cui ogni pallone scotta ed ogni errore pesa più degli altri. Perché? Mi dispiace caro coach Pianigiani ma se Lei allarga le braccia e ci erudisce con la sconsolata frase che “questa è la nazionale, questi sono i giocatori” come a voler dire che “questo è quello che passa il convento” cosa ci sta a fare lì? Tanto ha già affermato a prestigiosi quotidiani che Lei una squadra ce l’ha e quindi potrebbe candidamente chiudere anticipatamente il contratto part-time che La lega alla FIP fino al 2013. A parte i Big Three, gli altri chi li ha scelti? Lei. Un allenatore allena ciò che ha a disposizione, non quello che vorrebbe. Allena, difende la squadra, fa quadrato e non spara in mezzo al mare cercando nella maggiore applicazione dei giocatori la soluzione per dei problemi del basket italico che non sono contingenti ma strutturali.

Ci manca il totem sotto canestro? Bene. Cominciamo a osservare i piani per i settori giovanili della Spagna, Francia, Serbia e Turchia. Non dobbiamo avere paura di imparare da chi fa meglio di noi evitando – se possibile – il passaportismo facile che va tanto di moda ora in Europa.

Forse non è stato tanto scaramantico (vero Meneghin?) festeggiare i 90 anni della FIP in maniera tanto pomposa come è accaduto da mesi a questa parte con il famoso carrozzone dei ricordi in giro per l’Italia. Abbiamo festeggiato ciò che non c’era da festeggiare (con gli “auguri” del Presidente del CONI Petrucci..) e ora c’è molto da ricostruire. Ma ne avremo la forza, la coscienza e le capacità? Ci vorrebbe un pizzico di sana follìa visto che ora dovremo ripartire da zero per le  qualificazioni per i prossimi europei del 2013 e forse sarà il caso di “svecchiare” la squadra (Carraretto “esordiente” a 33 anni mi è sembrato più che altro un giusto premio per il suo più fedele pretoriano..) pescando nei serbatoi delle nazionali giovanili che quest’anno sono tornate ai vertici europei con gente tosta e sfrontata come Gentile, Imbrò, Tessitori, Della Valle e ripescando un eccellente giocatore come Aradori che tanto scarso non sembrerebbe visto che Lei lo ha scelto per la “sua” Siena ma non lo ha portato a Siauliai come del resto non ha portato un certo Melli.

Allenare Siena è sicuramente più facile che allenare la nazionale anche perché lì – nella città del Palio – c’è la protezione del potente , bravo ed esperto Minucci mentre in nazionale è sicuramente mancata e manca tuttora la omologa figura che un tempo fu del compianto Rubini.

Ci aspetta un sano e sacro lavacro.

Matteo Cardinali

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