Pollena Trocchia (Na). – Il 14 settembre 2011 la European Association of Archaeologists – la più grande associazione europea degli archeologi – conferisce ad Oslo (Norvegia), durante la seduta plenaria del XVII Convegno Internazionale, l’Heritage Prize al Sindaco di Pollena Trocchia, Francesco Pinto ed all’Archeologo Direttore dell’Apolline Project, Girolamo Ferdinando De Simone.
Il premio viene assegnato ogni anno “all’individuo o istituzione per il contributo straordinario mostrato nel proteggere e divulgare i Beni Archeologici in Europa”. Contrariamente alla prassi consueta, il premio quest’anno non è stato assegnato ad un professore universitario come riconoscimento di una lunga carriera, bensì a due trentenni, che insieme stanno cambiando il volto del piccolo Comune sul versante nord del Vesuvio. In particolare viene riconosciuto l’eccezionale sforzo posto nel recupero, scavo e restauro di una villa romana con terme, che fu parzialmente distrutta al momento della scoperta, nel febbraio del 1988, poi venne coperta da rifiuti illegalmente sversati, e fu poi dimenticata. Grazie però all’opera congiunta del Comune di Pollena Trocchia con archeologi e vulcanologi, l’area è stata ora interamente recuperata ed il cantiere di scavo è diventato uno dei più importanti dell’area vesuviana in ambito internazionale, come questo premio dimostra
Nel mese di agosto si è conclusa con successo la sesta campagna di scavo della villa romana con terme di Pollena Trocchia, in località Masseria De Carolis. Per cinque settimane, 77 studenti provenienti da numerosi Paesi del mondo fra i quali Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Spagna, Polonia, hanno riportato alla luce frammenti del nostro passato: alcuni elementi decorativi in stucco, i pavimenti delle terme romane, il pozzo usato fino all’ultimo giorno prima dell’eruzione.
La scoperta più importante di quest’anno consiste nel rinvenimento di alcuni marchi di fabbrica sul pavimento degli ambienti termali. Attraverso i marchi è possibile datare la costruzione delle terme a solo alcuni anni dopo l’eruzione di Pompei del 79 d.C. Questa scoperta è rivoluzionaria nel mondo archeologico, perché finora si pensava che l’intero territorio vesuviano fosse rimasto disabitato per molte generazioni, almeno fino alla metà del II secolo d.C., prima che gli antichi romani decidessero di tornare ad abitarci.
STORIA DEL SITO
La villa con terme di Pollena Trocchia fu scoperta nel febbraio del 1988 durante alcuni lavori edilizi. Allora con i mezzi meccanici si cercò di distruggere il sito, e tracce della benna meccanica sono ancora visibili sulle murature portate in luce; poi intervenne la Soprintendenza Archeologica, che bloccò lo scempio e pose una recinzione a protezione del sito. L’area venne però rapidamente abbandonata e divenne una discarica abusiva. Circa 2500 metri cubi di rifiuti edili e di altra natura furono sversati sul sito ed affianco la strada che lo costeggia. Quando nel 2004 gli archeologi hanno cercato di ritrovare il sito dimenticato, hanno scoperto il danno ambientale e, grazie al supporto del Comune di Pollena Trocchia, hanno cominciato la bonifica dell’area.
Lo scavo della villa romana di Pollena Trocchia è parte di un programma di ricerca e restauro più ampio, denominato Apolline Project, che vede coinvolti il Comune di Pollena Trocchia, il Suor Orsola Benincasa di Napoli, il Dipartimento di Scienze della Terra della Federico II, e l’Università di Oxford. Obiettivo del progetto è lo studio dei territori antichi di Napoli e Nola. Quest’area è stata sempre ignorata, a causa del grande interesse che i siti della costa, ed in particolare Pompei ed Ercolano, hanno suscitato sin dal 1700. Ignorato quindi dall’interesse accademico, il versante settentrionale del Vesuvio è stato quindi considerato, per lungo tempo ed in modo errato, come un territorio in antico poco importante o addirittura disabitato. Grazie al supporto del Comune di Pollena Trocchia ed al lavoro di studiosi e studenti di tutto il mondo, nuovi siti archeologici sono stati scoperti ed un’intensa attività di scavo e restauro li sta riportando alla popolazione locale.
Dichiarazioni dei membri del progetto:
Avv. Francesco Pinto, sindaco di Pollena Trocchia
“L’assegnazione di questo prestigioso premio mi riempie di orgoglio e testimonia il lavoro serio che si è fatto per portare alla luce il sito archeologico di Pollena Trocchia, renderlo fruibile e strapparlo all’incuria e al degrado. L’Heritage Prize rappresenta uno stimolo a continuare in questa direzione per valorizzare e restituire quanto prima alla comunità lo splendido complesso romano di Maseria De Carolis, e infatti si lavora alacremente al progetto di riqualificazione del sito e delle zone limitrofe, che verrà realizzato con i proventi derivanti dal condono edilizio relativi al danno ambientale. Nei giorni scorsi è stata approvata in giunta la nuova convezione tra il Comune e l’Università che anticipa la richiesta di autorizzazione al Ministero per la concessione allo scavo Intendiamo, infine, mettere a disposizione all’Ateneo uno spazio per realizzare il “Centro di Studio e Ricerca”.
Dott. Girolamo F. De Simone, archeologo della University of Oxford, direttore dell’Apolline Project:
“Il premio conferito dall’Associazione Europea degli Archeologi celebra la triplice innovazione portata dall’Apolline Project alla ricerca archeologica in area vesuviana. In primo luogo viene premiata la novità archeologica costituita dalla ricerca sul versante settentrionale del Vesuvio, in un periodo in cui si parla – ancora troppo – dei più noti centri di Pompei ed Ercolano. In secondo luogo si premia la capacità di bonificare un sito archeologico, deturpato dai rifiuti e divenuto centro di una discarica abusiva, che viene ora ridato alla comunità cittadina come motore culturale. In ultimo si riconosce la bontà della collaborazione fra Università ed enti locali come soluzione dei problemi di scavo, restauro, recupero ambientale, rapporto con la popolazione locale. Speriamo che questo approccio possa essere di stimolo per la ricerca di soluzioni innovative per siti più grandi e complessi, come quello di Pompei, in cui il dialogo fra enti di ricerca ed enti locali è ancora difficile. Desidero ringraziare i 170 studenti e studiosi che dal 2006 hanno preso parte al progetto, insieme abbiamo sudato sotto il sole, rimosso l’immondizia e spicconato il duro deposito vulcanico che copriva le terme. A loro va il mio ringraziamento e quello della comunità locale”.
Prof. Antonio De Simone, archeologo della Università degli Studî Suor Orsola Benincasa Napoli:
“Il conferimento di un premio così prestigioso corona un percorso di ricerca ricco e fecondo, iniziato circa dieci anni or sono con l’obiettivo di recuperare alla conoscenza della storia antica il lato settentrionale del Vesuvio. Il cammino è segnato dalla presenza di testimonianze archeologiche imponenti e straordinarie che superano di molto le speranze che ci accompagnavano alla partenza. Le scoperte archeologiche hanno coinvolto nella partecipazione e nell’interesse le comunità locali e hanno contribuito al miglioramento dell’ambiente e alla riqualificazione del paesaggio. Per il conseguimento di tali risultati l’Università Suor Orsola ha fatto la sua parte, ma il merito va riconosciuto soprattutto al lavoro appassionato degli studenti e dei giovani studiosi. Ad essi è giusto attribuire il riconoscimento di un premio che dona a noi tutti orgoglio e gioia”.
Prof. Claudio Scarpati, vulcanologo della Università degli Studî di Napoli “Federico II”:
“La notizia che un premio così prestigioso è stato concesso ai nostri colleghi archeologi con i quali collaboriamo per gli aspetti vulcanologici, proprio nel sito in questione, ci riempie di felicità e di orgoglio. Il riconoscimento premia uno sforzo pluriennale in cui la reale pratica multidisciplinare ha permesso di affinare metodi di indagine, sia di campo che di laboratorio, che consentono una lettura del territorio e dei processi naturali ed antropici che ne modificano l’assetto nel tempo. È importante ricordare, inoltre, che le modalità di distruzione e seppellimento di quest’edificio romano, nel corso di successive eruzioni vesuviane, forniscono delle evidenze fondamentali allo studio dell’impatto delle eruzioni vulcaniche esplosive sulle aree perivulcaniche e quindi un contributo allo sviluppo di conoscenze e tecniche per la mitigazione della pericolosità vulcanica in un’area ad elevato rischio. Il conferimento di questo premio sprona ancora di più tutti coloro che collaborano allo scavo ad impegnarsi nel futuro per cercare di ricostruire gli avvenimenti storici e naturali occorsi, a nord del Vesuvio, nei primi secoli dell’era cristiana”.