Rivellini: privatizzazione Tirrenia, blocco dall’Europa, no a nuovi vincoli

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L’europarlamentare del Pdl/Ppe Enzo Rivellini, Presidente dell’associazione Mezzogiorno di Fuoco, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Ho presentato un’interrogazione prioritaria alla Commissione europea ed in particolare al Commissario Joaquin Almunia per sapere se hanno l’intenzione di impegnarsi ad accettare una soluzione con la Cin (Compagnia italiana di navigazione) ed per evitare il definitivo fallimento della Tirrenia o la vendita di singole navi e di singole rotte (cosiddetta operazione “spezzatino”). Inoltre chiedo alla Commissione di spiegare perché proprio l’ipotesi “spezzatino” è notoriamente preferita dall’UE nonostante costituisca un danno per migliaia di lavoratori e famiglie.

Oggi, 21 marzo, scade il contratto tra il commissario straordinario della Tirrenia, Giancarlo D’Andrea, e la cordata Cin (Compagnia italiana di navigazione) degli armatori Grimaldi, Aponte e Onorato per la cessione della Tirrenia stessa. L’UE ha messo in mora l’operazione di privatizzazione perché la proposta sembrerebbe creare una sorta di monopolio su alcune rotte interne, soprattutto quelle che collegano Sardegna e Italia. Ed inoltre la fusione sembra essere strettamente collegata, secondo l’UE, all’indagine sugli aiuti di Stato per verificare se vi sono state  violazioni delle norme UE (380 milioni di vecchi aiuti di Stato richiesti dall’UE ai nuovi acquirenti).

Vorrei però ricordare che l’assegnazione di Tirrenia alla Cin tramite gara è l’esito di un percorso travagliato, iniziato nel 2007, ed avviato proprio per rispettare il regolamento CEE n. 3577/92 relativo alla liberalizzazione del cabotaggio europeo che impone l’assegnazione tramite bando di gara europeo delle convenzioni ultradecennali delle società di navigazione. È assurdo quindi che adesso, a distanza di quattro anni, vengano imposti nuovi vincoli, determinando di fatto la dissoluzione di importanti asset e la perdita di migliaia di posti di lavoro, ed impedendo ad una cordata di imprenditori italiani di investire nel trasporto marittimo e garantire servizi di collegamento essenziali. Il tutto attraverso una gara corretta e trasparente.

In gioco ci sono i 1.369 dipendenti di personale navigante e 269 amministrativi di Tirrenia, quasi tutti provenienti dal Sud Italia ed in particolare dalla Campania. Oltre al possibile licenziamento dei circa 1.638 dipendenti della Tirrenia (che arrivano a 2 mila con il personale stagionale), c’è il possibile caos nel trasporto navale. Si rischia quindi un vero e proprio disastro per l’occupazione del settore, diretta e indiretta, e per i collegamenti marittimi e la garanzia della continuità territoriale».

 

 

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