Roma. – ‘Blitz’ all’Altare della Patria dei circa 300 militanti di CasaPound Italia che questa mattina hanno manifestato a Roma per la liberazione dei due marò italiani arrestati in India. I
manifestanti, partiti da piazza Santi Apostoli, sono arrivati fino a piazza Venezia e, sotto al Vittoriano, tra bandiere e fumogeni, hanno aperto un grande striscione ”Riprendiamoci i nostri soldati, contro il governo impotente e vigliacco’’. Poi, dopo aver reso omaggio al
milite ignoto, i militanti di Cpi sono ripartiti in corteo fino a piazza Vittorio.
‘’Manifestiamo contro la debolezza e l’ignavia di un governo tecnico che, se non del tacito placet alla consegna alle autorità indiane dei due fucilieri del Reggimento San Marco Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, sicuramente è colpevole di inerzia e inettitudine in una vicenda che ha coperto l’Italia di vergogna – sottolinea CasaPound Italia in una nota – Il ministro Terzi fino ad ora ha dato prova di essere rapido e reattivo soltanto nel caso Vattani, ricevendone in cambio lo sberleffo della sospensione del provvedimento di richiamo in patria del Console italiano a Osaka da parte del Tar del Lazio.
Dall’inerzia dell’ambasciata italiana in India nelle prime ore dopo l’incidente alla tardiva convocazione dell’ambasciatore indiano a Roma, fino alla tragicomica vicenda degli spaghetti procurati ai nostri due marò dal sottosegretario Staffan de Mistura al posto del riso al curry, questo governo si è dimostrato del tutto incompetente e completamente inadeguato a gestire le crisi internazionali. CasaPound Italia, dopo aver manifestato sotto l’Ambasciata indiana a Roma, oggi è in piazza per dimostrare che non tutti gli italiani sono servi come i loro politici ed esigere l’adozione di qualunque misura necessaria all’immediato rientro in Italia dei due soldati detenuti in India’’.
‘’Peraltro, nonostante l’India abbia parlato di “prove inoppugnabili” nei confronti dei marò, una analisi tecnica (scaricabile al link http://www.seeninside.net/piracy/enricalexie_it.pdf) realizzata da un ingegnere qualificato, che è stato tra l’altro perito di parte civile nell’inchiesta sulla Strage di Ustica, dimostra che queste ‘prove inoppugnabili’ non esistono perché gli unici elementi che reggono alle opportune verifiche sono la rotta della nave Enrica Lexie (che si trovava nella zona insieme ad altre quattro navi identiche sia come
colore che come struttura) e le dichiarazioni dei due militari italiani che affermano di non aver colpito nessuna imbarcazione. Il calibro del proiettile, incompatibile con le armi in dotazione ai
nostri militari, non fa che confermare che gli autori dell’omicidio dei due pescatori vanno ricercati altrove’’.
Comunicato Stampa Casa Pound Italia