Striscioni nello stadio: arriva la censura. Serve Ok del Viminale

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Roma. – Gli striscioni per entrare allo stadio devono avere il consenso del Viminale attraverso l’Albo nazionale degli striscioni.

“Giulietta è na zoccola” e “Vesuvio pensaci tu” . Campionato 1996. Risposte e contro risposte dei tifosi napoletani e veronesi. Un grido lanciato dallo striscione.Un segno tracciato fino alle ultime  partite. Un’ epoca che ha divertito a volte sfiorando però la decenza. Che non riguarda solo la tifoseria napoletana e veronese. Non dimentichiamo l’oramai famosissimo “Senza Kakà sto male”.

Ma tutto questo ha oggi un fine.  E’ stato aperto sul sito dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, l’Albo nazionale degli striscioni.

Negli ultimi tempi gli striscioni erano sempre più frutto di creazioni artistiche, considerando la sottile ironia una vera arte. Da ora in avanti l’Albo degli striscioni veglierà su tutto ciò. Mai più striscioni allusivi, offensivi e quanto mai razzisti. Per  far sventolare i propri striscioni i tifosi sono avvertiti: è d’obbligo l’approvazione del Viminale.

Eppure Giancarlo Dotto, noto giornalista e scrittore, ideatore del premio Sandro Ciotti, per lo striscione più brillante, ritiene tutto ciò “una forma di censura” e che: “questo Albo sancisce la fine di questo premio, colpa del bizantinismo e della burocrazia. Già l’anno scorso non si è fatto per mancanza di soldi. Un motivo in più per chiudere. Quello degli striscioni era un fenomeno tutto italiano basato sullo spontaneismo, sul divertimento in contrapposizione alle situazione di conflitto negli stadi. Gli striscioni erano qualcosa di cui andare fieri, nonostante qualche deriva esibizionistica.

“Censurati”e “viminati” si trovano già sul sito dell’Osservatorio i primi 9 striscioni che vedremo sventolare.

a cura di Miriam De Vita

 

 

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