Napoli. – Siamo alla vigilia del match scudetto Juventus – Napoli, e questa, come sempre, non è una vigilia qualunque. Mentre a Torino, in quello dello Juventus Stadium, domani l’autunno si farà sentire, nella città nuova (Neapolis), l’estate farà ancora capolino, come oggi, nel sabato partenopeo. Non rappresenta una vigilia qualunque, come quelle che precedeva i grandi match scudetto degli Anni Ottanta, che vedeva fronteggarsi il Napoli di Diego Armando Maradona ed i bianconeri di Michel Platini. Anche grazie al meraviglios mondo di Sky, gli speciali che ci portano a quei meravigliosi anni Ottanta ci immergono sui campi appesantiti dal maltempo di quel tempo, sia a Napoli che a Torino. Michel e Diego, i dominatori di un’epoca , con le magliette e i calzoncini “sporcati” dal fango pesante, restano , alla luce delle brutture di questi tempi, gli eroi di un calcio pulito che aveva raggiunto il suo più alto tasso di credibilità in quella magiche e stupende magliette sporche di fango, solo di fango.
Le temperature di queste ore che si riscontrano in città ci riportano, con pensieri ed odori, a quelle vigilie di Natale soleggiate, che tutto lasciavano presagire tranne la presenza di quelle caratteristiche che certificano la sacralità di quel momento: camino acceso, freddo e pioggia. Questo sole, tutto napoletano, alla vigilia di Juventus – Napoli, purtroppo sparirà alle 18,00 di domani sera. Dando spazio alle solite polemiche del match dell’anno . Ed il sole , quello che riscalda gli umori di un popolo “agitato” e “spensierato”, sarà travolto dalle “nubi” delle canoniche polemiche.
Chi parla di uno Juventus – Napoli diverso ed austero, un match ai tempi della crisi, lo possiamo perdonare , perché tale pensiero può essere espresso solo da chi non abita a Napoli. In queste ore sono stati “svaligiati” i presidi pirotecnici, i napoletani – disoccupati e non – dando fondo a varie energie economiche, ed a voi l’immmaginazione, si stanno munendo di petardi, bombe, fuochi d’artificio di tutti i generi, degni della riproposizione di un’epocale Santa Barbara tutta partenopea. La città di Napoli, il mondo vesuviano, non ha mai cambiato pelle, resta in piedi, la crisi non appartiene a questi territori. O meglio questa città è stata sempre in crisi. Non ci meravigliano i grandi cenoni, i grandi spettacoli pirotecnici in corso di organizzazione. Nonotante le diverse crisi economiche, a Napoli nono mai mancati il cenone di Natale , il viaggio delle vacanze estive, il biglietto della partita del Napoli: di “queste priorità” non si è mai potuto fare a meno. Napoli si pone all’avanguardia nazionale come città che è riuscita meglio nel fronteggiare la più grande speculazione finanziaria, con la relativa crisi economica, che si sta abbattendo sugli italiani. Eppure non si riesce a capire come mai per far quadrare i conti delle famiglie e dello Stato si è scelto il gruppo dei professori alla guida della nazione , e non si è pensato ad un capofamiglia di un nucleo napoletano. Napoli, nasce come una città in crisi, e da secoli da ogni dove viene contaminata da un esercito internazionale di disadattatI, e la convivenza , con le sue complicanze resta serena. Portando la città a rispolverare la vecchia idea di rappresentare a tutti gli effetti “la Gerusalemme dell’Occidente”, dove tutti i popoli arrivano, restano e convivono.
Domani sera la genialità e l’arrangiarsi, tipica partenopea, purtroppo, si scontrerà “ferocemente” con la solidità e la storia di un progetto calcistico – tinto di bianconero imperiale- , successori di dominatori, nonostante le grandi cadute, del mondo pallonaro italiano. Tutta quella napoletanità, l’inventiva, la scaltrezza di uscir fuori da situazioni terribili si perde nella gogna mediatica e popolare, afflitta da un qualunquismo esaperato che si scioglie nella più inqualificabile “antijuventinità nazionale” . Nel calcio nazionale , ed in particolar in questa gara, il tifoso napoletano mette in soffitta tutto i suoi geniali pregi per dar fondo ad un vittimismo esasperante, foriero di sbeffeggiamenti nazionali. Tutto quello che non è napoletano, a mio avviso, il tifoso del Napoli lo esterna a margine di questo match, sentitissimo e quanto immanentemente storico. L’ironia, l’inventiva, la genialità, lascia spazio al vittimismo , alla sindrome del perseguitato dai poteri forti, tutte giustificazioni che non reggono a spiegare una debolezza innata, tutta calcistica, al cospetto della corazzata bianconera. Ed in questi aspetti negativi il presidente Aurelio De Laurentiis con quelle sue decisioni, vedi l’abbandono della premiazione della Supercoppa a Pechino o la crociata anti arbitri, non ha fatto altro che risultare antipatico alle istituzioni calcistiche. Il Napoli non sarà penalitzzato, ove accadrà, dalla sudditanza psicologica dell’arbitro al cospetto della Juve, ma potrebbe aver problemi derivanti dai nervosismi istituzionali del “Dela” partenopeo.
Sotto al Vesuvio, insiste un quartiere-comune, Cercola. Questa comunità, schiacciata in 4km quadrati, dove da un lato è incastrata nella città, e in un altro è incastrata, invece, nel Parco Nazionale del Vesuvio, vive una coraggiosa enclave, con tanto di prestigiosissimo club, la comunità bianconera-napoletana per eccellenza. Ed in ogni stagione, in ogni cavalcata calcistica, almeno due volte all’anno, si trova a combattere una “incredibile oppressione”. Insulti mediatici, intimidazioni, accuse pesanti, quella comunità tutta al bianconero, mai irrispettosa verso la città o il Napoli Calcio, deve subire il linciaggio del “ciuccioboy” di turno, ovviamente quelli meno simpatici ed antisportivi, e per fortuna non sono tutti. Questa enclave non si è mai piegata allo strapotere territoriale dei biancoazzurri, invece viaggia forte e si moltiplica, perché Napoli, Cercola, il vesuviano è tanto bianconero, quanto nessuno immagina in concreto. E quella comunità, vicina alla città ed alle istituzioni, non accetta quella riduzione del match ad un confronto politico – sud contro nord; economico – poveri contr ricchi – ; ma semplicemente quella comunità, tutta bianconera, investita e travolta dalla passione, quella passione non accecante, riesce a metabolizzare l’acidità di quel tifo, il male oscuro di una città e di una tifoseria delle migliori nel mondo. Mai nessuna fede calcistica può pregiudicare i sentimento di amicizia e legami di sangue. Tanti napoletani, tifosi del Napoli, questo concetto lo dimenticano in queste giornate. I bianconeri napoletani sognano e vivono per la prossima festa scudetto, tutti insieme, come negli Anni Ottanta, quando bianconeri e napoletani si impegnarono a tinteggiare di biancoazzurro , spalla a spalla, quel quartiere dove insiste ancora quella meravigliosa enclave bianconera. E se per una compensazione storica i biancoazzurri aiutassero a titenggiare di bianconero quei luoghi? Ah, si… le favole si leggono ai bambini.
il direttore Gaetano Busiello