Vico Ultimo della Sorgente. Una sorgente che zampilla acqua sporca. In una Napoli troppo spesso raccontata in tv, ma mai conosciuta veramente a fondo. Una Napoli fatta di violenza e degrado. Dove si cresce troppo presto. Dove l’infanzia a volte non è un diritto, ma un lavoro. Sporco ovviamente. E’ qui che cresce Anna. Tra i vicoletti e i panni stesi ad asciugare. Tra il bianco delle lenzuola e il nero dei marciapiedi. Tra le urla mute di tante donne stonate nel fumo di mille sigarette. E’ tra queste donne che incontriamo Anna. Qualcosa però vuole tradirci o ingannarci. Il suo nome. Il suo nome abbraccia tutta la grazia: “colei che è piena di grazia”. Cosi ne recita il significato. Recita appunto. Nella realtà di questo libro, che si legge d’un fiato, non c’è spazio né tempo per recitare. Anna qui è piena solo di dolore, botte e lividi. Di violenze continue e continuate fin da quando era poco più che una bambina. Una bambina che non ha mai avuto gli occhi teneri. Doveva tenerli ben svegli e vigili sulla coscienza di un padre e una madre votati all’abbandono. Ma questo lo sapeva. Aveva imparato, Anna, a crescere. Poi arriva lui. E con lui la sua voce diventa un pugno nel vuoto nero, desolato e buio dell’esistenza. Correre. Scappare. Tirarsi l’anima dietro le spalle e correre più che può. Questa è l’unica soluzione. Già una soluzione. Il fatto è che non basta una sola di soluzione per la sua vita. E per quella dei suoi bambini. Floriana Coppola mette luce su un problema così maledettamente comune con la sua scrittura così maledettamente spoglia di giravolte e rompicapi linguistici.
Questa è la storia di Anna. Ma dietro ogni riga c’è la storia di tutte quelle donne che vivono nel terrore di un uomo e della sua violenza. Una vita sciupata in un colpo di tosse zittito. In uno schiaffo ricevuto. In una promessa solenne: “Non succederà più”. In una promessa diventata una barzelletta. Ma Anna ha avuto coraggio. Quante oggi non riescono a immaginare un futuro lontano e diverso dal presene. Quante non riescono a immaginarsi un futuro e basta. Anna corre. Scappa. Raccoglie un po’ di forze, le ultime. Anna è viva. E vive in occhi pieni di paura, in ogni sguardo che stanco cade a terra.
a cura di Miriam De Vita