Bologna. Federfauna, l’associazione che difende cacciatori e allevatori, nomina un premio alle personalità che si sono distinte nell’animalismo. Ieri i giornalisti sono stati invitati alla conferenza di inaugurazione della prima edizione del “Premio Hitler”. Hitler? Forse una provocazione.
Il segretario generale di Federfauna così spiega: “Finalmente anche noi allevatori possiamo fare sentire la nostra voce. Noi siamo i primi a voler rispettare i diritti degli animali, perché un animale che sta bene vive meglio e produce di più. Ma l’animale dev’essere funzionale all’uomo. Vanno mantenute le dovute proporzioni, altrimenti si sconfina nell’ideologia”.
Sandra Manzi, ufficio stampa di Federfauna spiega inoltre: “È un’iniziativa ironica, nulla di pesante. Noi non prendiamo le parti di Hitler, ci mancherebbe. Vogliamo però fare una trasposizione tra nazismo e animalismo. Il nostro premio si basa su riferimenti storici precisi. Forse non tutti sanno che Hitler era un’animalista convinto. Era vegetariano, e aveva un’adorazione parossistica per il suo cane, che considerava più degno delle persone. A lui si deve la prima legge di tutela degli animali, nel ’33”.
Sorge spontaneo un dubbio: oltre a questa legge, Hitler è anche uno dei dittatori più sanguinari della storia, quindi fino a che punto può reggere questo parallelismo. La Manzi spiega: “Noi vogliamo richiamare l’attenzione sul fatto che spesso gli animalisti difendono gli animali ,ma poi mancano di rispetto alle persone, arrivando anche alle minacce nei confronti di chi non la pensa come loro. Ecco c’è bisogno di mettere un pò di ordine tra una seria tutela degli animali, e le posizioni di comodo di molte persone”.
E’ anche previsto un un contributo letterario di Peter Staudenmaier, scrittore, storico, docente di storia moderna tedesca alla Marquette University di Milwaukee.
Così ci vengono alla mente i risultati di ricerca del professor Jan Bondeson, docente all’Università di Cardiff, nel suo libro Amazing Dogs: A Cabinet Of Canine Curiosities (“Cani straordinari: il gabinetto delle curiosità canine”). Secondo le ricerche del professore, i nazisti speravano che i cani, da loro considerati di un’intelligenza simile a quella degli esseri umani, potessero comunicare con le SS e partecipare attivamente alle operazioni di guerra.
I dettagli verranno esplicati nella suddetta conferenza.
a cura di Miriam De Vita