Politica. Affinchè tutto cambiasse, bisognava cambiare tutto | di Sara Giudice

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L’Italia, e oggi è ancor più chiaro a tutti, non è un Paese normale.

La disoccupazione giovanile, il lavoro sempre più precario, i sindacati troppo spesso fuori dalla realtà, i milioni di NEET, le ruberie ad ogni angolo, l’evasione fiscale, la furbizia presa a modello. Questi, e tantissimi altri aspetti, dipingono questo Paese non più come un quadro con tante luci e qualche ombra, non solo una tela sbiadita ma una tela squarciata, e purtroppo sempre più vuota, senza alcun disegno, assomigliando sempre più a qualche opera di Fontana.

Quando le condizioni sono queste (ed è inutile, qui, dilungarsi sull’analisi perché ogni cittadino, nel suo vivere quotidiano, la conosce profondamente senza che nessuno gliela spieghi o la teorizzi), chi ha reale interesse nei confronti del bene comune ha il dovere morale e civico di compiere scelte coraggiose, che vanno al di là della convenienza (personale o di gruppo) , e che in quanto tali risultano essere non-ordinarie.

Senza troppi calcoli ho sostenuto, qualche mese fa,  che sarei andata a votare Renzi alle primarie. Per qualcuno è stata eresia ma è evidente che oggi lo scenario politico sarebbe completamente diverso e quindi anche il paese.  Nessun avanspettacolo permanente, né la noia di alcuni intellettuali laici di sinistra che sono quanto di più conservatore esista a destra. Niente grigiore centrista-opportunista dove sembrano essere tutti sereni per partito preso, dove il rettangolo sembra solo una sfumatura del quadrato, il maschile del femminile.

Eccolo il paese con un’involuzione reazionaria senza fine.

Certo al Pd va riconosciuto il merito di aver accolto la sfida delle primarie per il leader e per i parlamentari. Ma l’ombra dell’inciucio è una tentazione permanente, bulimica. Un centro sinistra incapace di ridere e sempre sorridente con la moralità tipica dell’ingordo alla canna del gas.

La vittoria alle primarie di Bersani ha portato con certezza e comunque andranno le elezioni almeno altri cinque anni fotocopia sbiadita degli ultimi venti (che già non hanno particolarmente brillato, per usare un eufemismo). Non solo per le carenze di quel tipo di sinistra e quel tipo di destra ma soprattutto perché con questo schieramento in campo non ci sarà, sicuramente, nessun cambiamento strutturale nello scenario politico generale. Ci ritroveremo con gli stessi volti e i problemi ancora più acuiti per molto altro tempo.

Di fronte a questo scenario, di fronte a un Paese lacerato che ha bisogno, non più solo urgente ma addirittura vitale di spinte rinnovatrici questa classe politica non ha, ricordiamocelo sempre, nemmeno cambiato la legge elettorale con la complicità della nube oppiacea in cui sono immersi i cittadini.

Le primarie non chiedevano quale fosse il leader di un partito, ma quale tra i diversi candidati fosse espressione del programma migliore per il Paese .  Tanti, troppi hanno guardato alla battaglia di Renzi con simpatia, o augurandogli una vittoria, con calorose pacche sulla spalla. Non è servito a niente e a nessuno.

Come disse Oriana Fallaci, “vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”.

Ma l’Italia non era ancora pronta, spaventata, troppo vecchia per innamorarsi ancora.

Scelte coraggiose, scelte non ordinarie. Perché affinché tutto potesse cambiare, in fondo, bisognava semplicemente cambiare tutto.

a cura di Sara Giudice

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