Albano Laziale. Elezioni: Andrea Titti (FLI), “un ragazzo che merita la Camera… dei Deputati”

andrea titti fli

Albano Laziale (Roma). – Andrea Titti nato ad Albano Laziale il 17 Febbraio 1981, diplomato al liceo Socio Psico Pedagogico, di professione editore e giornalista, direttore editoriale ed editore di Meta, periodico dei Castelli Romani e non solo. Membro della segreteria nazionale del sindacato Cisal Comunicazione con la delega delle politiche sociali. Libero professionista. Ecco di seguito rilasciata alla nostra testata giornalistica.

1) Andrea da bambino cosa sognava di fare?
Ho sempre amato farmi ascoltare e ascoltare le persone, conoscerne le storie, le loro passioni ed i loro interessi, essere e sentirsi parte di una comunità più vasta del proprio singolo vissuto. Per me le Istituzioni hanno sempre rappresentato qualcosa di superiore, quasi di sacro. Vivo delle mie passioni ed ho sempre ammirato sin da piccolo tutti coloro che, nei vari ambiti hanno fatto dell’impegno sociale una ragione di vita. Da appassionato di storia ho sempre avuto come punti di riferimento, ieri ed oggi, alcune figure che, al di la delle loro collocazioni ideali hanno fatto del “servizio allo Stato” un segno del loro percorso di vita. Dalla magistratura alle arti, dallo sport alla politica, dall’imprenditoria al mondo delle professioni. Poter dare il mio contributo per l’avanzamento delle condizioni della mia comunità, nazionale o locale, è da sempre l’obiettivo verso il cui tendo, anche nel mio lavoro di giovane comunicatore. Se la nazione è, oltre ad un territorio, anche una comunità di destino, ogni persona dovrebbe avere l’orgoglio di scrivere qualche riga nel libro che lo racconta, come apporre un proprio, piccolo o grande non importa, tassello ad un mosaico bellissimo che porta i colori della nostra Italia e della nostra Europa.

2) La passione per la politica quando e come nasce….
Non sono figlio di politici, ma sin da quando ero bambino, all’età di 6 – 7 anni, mi è sempre piaciuto tenermi informato su ciò che accadeva intorno a me, nel mio quartiere o nel resto del mondo era la stessa cosa, sono sempre stato curioso e voglioso di conoscere l’altro da me. Ecco perchè, mi capitava spesso di guardare i telegiornali la sera, e associare i volti delle personalità politiche che scorrevano in video, a quelle sigle per me ai tempi incomprensibili ed a quei simboli carichi di storia che volevano rappresentare e che, avendo 6 anni io ignoravo. Tutti mi sembravano uguali, sia per il fatto di essere abbondantemente oltre i 60anni, sia perchè non mi era facile capire ciò che dicevano. Rimasi colpito da uno di loro, da un giovane parlamentare, neppure troppo presente in tv, che scoprì dopo essere Gianfranco Fini. Mi colpì il suo essere trentenne in un mondo di “matusalemme”. Parlava un linguaggio a me comprensibile, poi il fatto che era da tutti visto come una personalità fuori dal solito circuito, anzi, da tutti attaccato, mi spinse ad approfondirne la conoscenza, sua e del mondo che attorno a lui si raccoglieva. Avendo 6 anni mi approcciavo a certi ambiti con la mente di un bambino, con tutti i suoi limiti e le sue ingenuità. Ma da quel momento ho sempre più approfondito la conoscenza del mondo della destra Italiana, sentendomene una infinitesimale parte, fino a farmi una mia personale concezione valoriale ed ideale, che mi ha portato, senza dover rinnegare o nascondere nulla, fino alla militanza di oggi, essendo fiero di tutto ciò che ho fatto e non fatto.

3) La conosco da tempo ormai e ho sempre visto il suo assiduo impegno sul territorio ( Castelli Romani),  a suo avviso, cosa serve in questi luoghi incantati ma, spesso abbandonati?
La precondizione per ogni cambiamento a mio avviso sta innanzitutto nel prendere coscienza, da parte delle persone, del proprio territorio abbandonando gli egoismi diffusi e ritrovando il senso della comunità. Nessun cambiamento è possibile senza che il percorso non sia davvero sentito dagli individui.. Prima cosa recuperare il senso civico ed il senso dello stare insieme come comunità, superando gli steccati ideologici e campanilistici, acquisito ciò si può iniziare a parlare di riforme per il territorio. La prima è quella istituzionale.. siccome sparirà la provincia di roma ilnostro territorio verrà ridisegnato e tutte le competenze ripensate, anche in virtù dell’avvento di Roma Capitale con poteri speciali. Ad oggi infatti, soprattutto il centrosinistra con la colpevole aquiescenza del pdl ( tranne isolati esempi) sta proponendo la prospettiva della cosiddetta area metropolitana. Un progetto che nei fatti rappresenterebbe un vero e proprio “genocidio territoriale”, distruggendo non solo ogni specificità culturale, ma di fatto porrebbe la pietra tombale su qualsivoglia prospettiva di sviluppo economico innestato nelle tradizionali vocazioni storiche della nostra terra e del resto della Provincia di Roma. Centoventi comuni ridotti ad una sterminata periferia, sciolta da ogni legame sociale e abbandonata in balia di ogni speculazione, politica ed economica, priva di poteri decisionali, suddita di voleri altrui, una vera e propria discarica sociale usata alla bisogna secondo gli interessi romanocentrici. A questo panorama grigio e senz’anima noi contrapponiamo la proposta di costruire la Città dei Castelli Romani, intesa come Istituzione intermedia avente il compito di pianificazione territoriale di una area vasta che coinvolge circa 500 mila cittadini, la quale, eletta direttamente, sia interlocutore delle altre Istituzioni locali e regionali, con una sua autonomia gestionale e di spesa, specialmente su settori strategici quali servizi sociali e trasporti. Ciò permetterebbe di rivedere anche alcune competenze e sprechi oggi esistenti nei singoli comuni, incapaci di dare risposte adeguate a governare processi complessi come quelli in atto. Così come per i Castelli Romani ovviamente si potrebbe procedere, attraverso le Unioni dei Comuni, anche per altre aree della nostra Provincia. Noi non ci sentiamo gli unici depositari di questa prospettiva, anzi, invitiamo tutti gli uomini e le donne di buona volontà, presenti in ogni schieramento, ad adoperarsi nella nostra medesima direzione, con più slancio che mai”.

4) Perchè Fli?

Futuro e Libertà è nato in Parlamento e nel Paese come “atto di lealtà”, verso una persona e verso una certa idea che abbiamo dell’Italia. Non c’è regalo più prezioso che una persona possa fare ad un suo simile che quello di donargli una passione. Il Presidente Fini molti anni fa mi regalò, pur senza conoscermi personalmente, la passione per l’impegno sociale e politico, La mia militanza sin dal primissimo istante in Fli è stato il mio modo di onorare i miei ideali e chi me li aveva fatti scoprire. Ciò detto, le ragioni che oggi mi spingono a mettere la faccia per un progetto politico vanno oltre la lealtà ad una persona e vanno oltre quella stessa persona. Derivano dalla convinzione che per riscattare pagine davvero oscure a cui il Parlamento Italiano ed alcuni suoi rappresentanti sono stati piegati, per soddisfare esigenze personali quali quelle dell’ex Premier eletto, cito per tutte la risoluzione votata per cui “Ruby Rubacuori” era la nipote di Mubarak, occorra uno scatto d’orgoglio. Per tutti coloro che non hanno rinunciato ad anteporre l’interesse nazionale a quelli personali e culturalmente si ritengono alternativi al socialismo europeo, andava data una opportunità, che oggi è rappresentata da Fli. Non amo additare alcuno di questo o quel tradimento, non sono uso dare patenti ma piuttosto cerco io di essere leale ogni giorno alle mie convinzioni e comportarmi di conseguenza. A coloro che negli ultimi anni invece si sono appassionati allo sport della gogna, più o meno mediatica, consiglio dosi industriali di bromuro politico, specialmente a chi ha condiviso con me la militanza nella destra politica degli ultimi anni, anche ai Castelli, parlare con disinvoltura di lealtà indefessa potrebbe essere sconveniente, perchè, ben prima delle recenti divisioni, proprio da chi oggi pare tra i più accaniti nostri fustigatori, il concetto non si è molto praticato, potrei diffusamente rendere edotti i cittadini in tal senso. Scegliere oggi Futuro e Libertà significa porsi il problema del Governo della nostra Patria, fuori dalla riproposizione degli schemi passati che sono risultati incapaci di fornire quelle riforme necessarie per superare la crisi attuale. Vedo un certo affannarsi nello sport delle promesse facili da parte di coloro che non sono stati in grado, governando per 10 anni, di mantenerne quasi nessuna. Noto altresì il riproporre vecchie alleanze che non hanno prodotto altro che litigiosità ed instabilità. Attraverso formule dialettiche e show televisivi si tenta di confondere le acque, volendo far credere alle persone che la causa dello status quo coincida con il suo effetto. Il Prof Monti infatti non è la causa della crisi attuale, caso mai colui che, chiamato a mettere una pezza ai danni da altri arrecati alla nostra nazione, ha fatto ciò che si poteva nelle condizioni date, inclusi alcuni errori da correggere compiuti dal suo governo degli ultimi mesi. Egli è l’effetto della desertificazione politica, economica e morale lasciata come triste eredità dal berlusconismo e le sue propagini secessioniste.

5) Il partito nel quale non militerebbe mai?
“Tutti quelli che, nella versione originale o sotto forma di carnevalesco mascheramento, si pongono lungo il solco della continuità della cultura berlusconiana che, soprattutto negli ultimi anni ha vissuto una degenerazione verso la quale io mi sento umanamente, politicamente ed eticamente alternativo ed incompatibile.

6) Quanta priorità hanno i rapporti umani per lei anche e soprattutto in politica? C’è ancora spazio per instaurare veri rapporti umani?
“Certamente uno spazio primario. Nella mia breve esperienza politica ho sempre cercato di anteporre il rispetto per l’altro, avversario o no, sia per la persona sia per le idee, credo che questo sia un mio segno distintivo. L’ho fatto senza rinunciare mai ad affermare le mie ragioni ma cercando di farmi carico anche di quelle degli altri. Ciò può essere testimoniato da molti dei protagonisti della politica locale che hanno avuto modo di conoscermi. Con questo metodo credo di essermi guadagnato il rispetto di tutti e la stima di molti.

7) Il suo programma elettorale?
Accanto alla questione Istituzionale, già esplicitata, alla quale aggiungerei una forte dose di presidenzialismo anglosassone, credo ci siano due altre questioni all’ordine del giorno, che differiscono da quella economica. Una questione sociale, che dovrà essere affrontata rivisitando la stessa concezione del welfare oggi vigente, abbandonando ogni pulsione assistenziale per ridare centralità alle famiglie, di ogni fattispecie giuridica, ed ai giovani un protagonismo oggi perduto. lLanciare una visione non più meramente sanitaria dei servizi sociali, per inserirla in una più vasta riorganizzazione dei servizi affidata agli enti locali credo sia una proposta da sviluppare e su cui riflettere. Proprio in questi giorni la Comunità Capodarco sta lanciando delle proposte che io ritengo si debbano approfondire e sostenere in tema di politiche sociali. Basta con la cultura dell’assistenza deve significare fornire agli assistiti non sussidi ma opportunità per entrare nel mondo del lavoro ed essere attori protagonisti dello sviluppo. Valorizzare il concetto di Impresa sociale, soprattutto pensando al mondo giovanile è una risorsa non solo per il nostro territorio, ma una visione globale della crescita compatibile con le esigenze dell’Europa e di continenti come l’Africa, altrimenti soltanto serbatoi di immigrazione e strumenti per lo sfruttamento umano senza alcun diritto.
La sanità dei Castelli Romani è a pezzi, lei si sta prodigando molto anche per ciò, ci racconti
“Rispondere in una domanda è complesso: certamente una cosa serve per iniziare a riprogrammare la sanità nella nostra Regione, rompere definitivamente con le gestioni e le clientele del passato, di destra e di sinistra, che hanno prodotto debiti e abbassamento della qualità del servizio. Dal primo Storace a Marrazzo, fino a giungere alla pietosa esperienza della giunta Polverini, è indispensabile voltare pagina e persone “prima di intraprendere ogni discorso inerente un nuovo piano sanitario credibile concordato con gli operatori del settore che vivono in prima persona i problemi dei cittadini.”

a cura di Cristiana Zarneri

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