Napoli. Sabato 23 febbraio inaugurazione della mostra “C_end_re” al Museo del Sottosuolo

C_END_RE (poster)

Napoli. – Il Museo del Sottosuolo apre le porte al confronto ed allo scambio di suggestioni tra i misteri celati nelle viscere della terra ed i messaggi, rivelatori di nuovo senso e significato, dell’arte contemporanea.

Lo fa con “C_end_re”, la personale, dell’artista Luigi Auriemma, che verrà inaugurata sabato 23 febbraio alle ore 18 e sarà visitabile per tre weekend consecutivi fino a domenica 10 marzo

L’evento prevede una quota di partecipazione di 10 euro, comprensiva di visita al Museo del Sottosuolo (orari: 10-12-15.30-17.30. Ogni gruppo comprenderà un massimo di 40 partecipanti. E’ consigliata la prenotazione ai recapiti sottoindicati).

LA MOSTRA

Protagonista della mostra una serie di opere che intrecciano più linguaggi, dal video all’installazione, progettate appositamente per il Museo del Sottosuolo, le sue cisterne ed i suoi cunicoli.

Infatti il contesto non è un mero contenitore, bensì diventa parte integrante dell’opera d’arte stessa. Uno scenario di cui l’opera d’arte vuole valorizzare le caratteristiche, tirando fuori dalle sue profondità nuovi significati. Anche quelli che è difficile cogliere e comprendere in un primo momento.

Le opere di Luigi Auriemma che non a caso ha scelto di esporre per la prima volta con una personale nella sua città natale proprio in questa location, dialogano, in uno scambio continuo di suggestioni, con le viscere della terra partenopea, lì appena fuori dalle mura antiche della città,  intrise di una propria storia e di un proprio vissuto.

Il lavoro dell’artista napoletano interseca testo ed immagini. La parola s’interroga sulla propria consistenza, origine, natura, prima di diventare immagine di se stessa.

“La parola – spiega l’artista –  che si scrive, nasce, e scrivendosi contemporaneamente muore, lasciando dietro di sè la propria cenere ( da qui il titolo C_END_RE), segno della memoria di un’esistenza.”.

La cenere è quello che resterà di ogni essere umano e cosa, è l’ultima traccia e non a caso contiene al suo interno la parola inglese “end” che significa appunto fine. Un collegamento non progettato ma “etimologico” e spontaneo che è connaturato alla parola stessa.

Ad accogliere il visitatore una serie di installazioni, il cui comun denominatore è proprio il gioco di parole e con le parole.

Tutte le parole scelte rinviano, infatti, a concetti arcaici che pongono al centro la sacralità del corpo ed il confronto tra la vita, il percorso esistenziale e la morte.

L’artista interroga le parole e porta alla ribalta il loro significato, sia quello più quotidiano e manifesto, sia quello celato. Ogni parola, infatti, nasconde al suo interno altre possibili parole (che di solito sfuggono allo sguardo quotidiano) con significati diversi e a volte addirittura contrastanti.

“Le parole – evidenzia Auriemma – sono concepibili come cellule del corpo. Così come il corpo umano viene scomposto, attraverso le parole, nelle sue componenti fondamentali, allo stesso modo ad essere sezionata è la parola”.

Il percorso artistico dell’autore è visionabile sul sito: www.luigiauriemma.tk

LE OPERE IN MOSTRA

Dalla croce  metallica che reca incise parole che si intersecano ed hanno come cuore una parola comune, alla teca di vetro che contiene polvere di argilla sulla quale l’artista lascia traccia di una vocabolo che reca in sé intrecci di significati, il filo conduttore di questa personale è la vita che respira all’interno delle parole. Particolarmente significativa, poi,“Colere”, un’installazione permanente , donata dall’artista al Museo del Sottosuolo, che rimarrà custodita nel suo cuore pulsante.

Le protagoniste sono sempre loro: le parole. Parole originarie,  parole dell’anima,  parole poetiche parole messe a dimora, affinché possano germogliare e dare frutto, nel grembo nel grande ventre  della terra.

Nel ritmo cadenzato delle parole si può ritrovare il ritmo del battito del proprio cuore. Poi ci sono parole che fanno respirare l’anima… che regalano un respiro in più.

Le parole sono seme generatore di consapevolezza individuale e collettiva. Solo seminandole bene, proteggendole all’ombra di una terra fertile, può nascere un’autentica cultura. Ma le parole sono anche nascoste perché tante sono le cose importanti ma che finiscono per non essere dette, e rimangono inespresse. Muoiono sulle labbra e rimangono prigioniere nel cuore di ogni individuo.

 

IL MUSEO DEL SOTTOSUOLO

Le viscere della terra partenopea sono state prima utilizzate come acquedotti e cisterne, poi come vie di fuga, durante i conflitti e le imboscate, ed infine come ricoveri antiaerei.

Fasi di utilizzo e di vita che appaiono stratificate e di cui le viscere della terra recano testimonianza.

Dagli strumenti di lavoro dei cavatori, come picozze di vari tipi e forme, alle lucerne, passando per le ampolle e gli strumenti ritrovati sotto le macerie di antiche farmacie.

Alle testimonianze della presenza e dell’attività dell’uomo si affiancano i bagliori suggestivi dei cristalli naturali e che creano incantevoli giochi di luce e colori.

Nel museo del sottosuolo è inoltre possibile ammirare suggestive foto e proiezioni in 3 D che rivelano frammenti dei tesori celati nel cuore della terra, ma anche momenti delle numerose esplorazioni speleologiche effettuate nel corso degli anni.

Redazione Cultura

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