Napoli. – Venerdì scorso, il Maschio Angioino si è tinto di rosa dando così il via al week end di eventi volti a celebrare la Giornata Internazionale contro l’omofobia ( IDAHOBIT, International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia).
L’iniziativa, che ricorre il 17 Maggio di ogni anno, ha avuto lo scopo di promuovere eventi volti alla sensibilizzazione, alla prevenzione e, soprattutto, alla lotta contro il fenomeno dell’omofobia, a quell’esplosione e implosione, talvolta violenta, verso la diversità. La scelta della data è oltremodo significativa e segna l’eliminazione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella pubblicazione internazionale delle malattie, resa nota dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità.
E’, tuttavia, dal 2007, in seguito ad alcune dichiarazioni di autorità polacche contro la comunità LGBT, che l’UE ha istituito ufficialmente la giornata contro l’omofobia sul suo territorio creando in questo modo, un terreno fertile all’apertura verso la diversità, la nostra vera ricchezza.
Varie iniziative sono state scandite nel week end celebrativo. Si è partito con “ l’Homme in Rose” all’antisala dei Baroni del Maschio Angioino, dove si son susseguiti interventi particolarmente significativi di : Fortunato Calvino, Gino Curcione, Roberto Azzurro e del Presidente dell’Arcigay, l’ on Franco Grillini i quali, unendosi a gran voce, dicono no ai pregiudizi senza alcun fondamento. Nel pomeriggio, l’associazione Ken ONLUS ha presentato il libro “Diario di una vecchia checca” di Nino Spirlì. L’evento siè conclusocon un torneo di calcio a cinque presso la stadio Collana di Napoli, con una partita esibizione. E’ necessario, oggi più che mai, che venga ostacolato ogni tentativo di violenza e repressione che generano un odio ingiustificato producendo malessere, disagio ed esclusione nei confronti di chi li subisce facendo sprofondare in un abbrutimento culturale chi li fomenta.
Scardinare le porte del pregiudizio tout- court deve diventare una missione culturale e sociale. Perché la diversità produce la più grande forma di ricchezza.
“E poi dicono che le perfide siamo noi checche. No, proprio non ci sto, ne abbiamo passate di cose tristi. Ne abbiamo ricevute di coltellate. Ne abbiamo versate di lacrime. Ne abbiamo subito di torti, e se oggi, come ieri, indossiamo camicie dai colori sgargianti, collane, bracciali ed anelli, sfoggiamo scialle e stole improponibili, ci zavorriamo con tonnellate di ori ed argenti, è solo perché sappiamo ridere di noi stesse, noi Le Vecchie Checche.
Perché abbiamo imparato l’autoironia, dopo l’ironia, e prima della perfidia.
E combattiamo, dal primo all’ultimo giorno della nostra esistenza.
Contro la bugia, l’ipocrisia, la menzogna, contro il tradimento, perché non sappiamo mentire, non sappiamo tradire. Siamo solo cattive per destino. E viviamo la nostra e della nostra cattiveria. Tanto cattiva da diventare una buona cattiveria e quindi, filosoficamente.”
Rosanna della Fonte