Sant’Anastasia (Na). – La fuga di cervelli all’estero non è solo di quelli “arrivati” ma anche di “geniali” studenti universitari, magari donne 25enni che, mentre ancora studiano per la laurea specialistica, inviano un curriculum e ricevono una telefonata-interrogatorio da Berlino ed una mail con scritto: benvenuta a bordo! Non accade tutti i giorni, ma è accaduto a Bianca Cefalo, studentessa di ingegneria aerospaziale, con, tra i tanti, un 30 e lode in fluidodinamica spaziale. Giovanissima, ha fatto le valige ed è volata in Germania per una ricerca che durerà sei mesi.
Tornerà? Glielo abbiamo chiesto e la risposta è: “Torno per stare in famiglia se mi danno le ferie e per finire gli studi, ma il mio futuro non lo vedo in Italia, lo vedo all’estero”.
Un altro genio che andrà via. Ma come è iniziato tutto? “Nasce tutto da mio padre, dalla passione fin da piccola per le auto, gli aerei. Volevo fare l’ingegnere meccanico o studiare aerodinamica. Finito il liceo scientifico nel 2007, alla Federico II mi si apre la possibilità nel 2010, pur seguendo i corsi senza fare esami, di andare per un anno e mezzo di formazione sulle auto da corsa a Parma. Dopo la tesi in fluidodinamica fanno tutto all’università (reparto aerodinamica – Unina Corse 2009/2010): creano il team, coinvolgono i professori, cercano sponsor, contattano la Red Bull e mi ritrovo responsabile di un team per progettare una monoposto da competizione per il campionato studentesco internazionale “Formula SAE”, organizzato dalla Society of Automotive Engineers e partecipare all’evento Formula SAE Italy 2010, tenutosi presso il circuito “Riccardo Paletti” di Varano De’ Melegari (PR) dal 2 al 6 settembre 2010. Per la prima volta, con il mio team, abbiamo avuto la possibilità di studiare/creare un’auto da corsa e, ad es., innovare gli alettoni, studiando la deportanza con un simulatore (a p.c.) aerodinamico (stando attenti al regolamento della SAE, che prevede un raggio al bordo d’attacco di almeno 12.7 mm ed un raggio al bordo di uscita di almeno 3 mm) su di un profilo spesso (di solito a terra funziona meglio il più sottile). Studiata l’ala anteriore abbiamo scoperto che con un altro piano aggiuntivo migliorava la prestazione. Quindi abbiamo deciso di fare gli alettoni anteriori biplani e spezzati, con altezza minima da terra di almeno 3 cm. Poi, invece di studiare gli alettoni posteriori, abbiamo concentrato la nostra attenzione per sfruttare ulteriormente il contributo positivo dell’effetto suolo, studiando l’aria che passa sotto la vettura, realizzando un fondo piatto con un estrattore posteriore inclinato di 10°. Sono inoltre state collocate due paratie verticali interne (oltre alle due paratie alle estremità del diffusore) per convogliare meglio l’aria e suddividere in modo omogeneo le zone di espansione, secondo l’angolo di deflessione degli estrattori, per dare stabilità all’auto anche in curva. Ed abbiamo avuto l’idea di creare due estrattori che agissero positivamente, a velocità sub-sonica, sulla concentrazione dell’aria sotto la vettura. E’ stata una novità in Europa e in Italia”.
Per Bianca Cefalo è in arrivo un’altra sfida. Conseguita nel 2011 la laurea triennale in Ingegneria aerospaziale, con la tesi “Analisi termofluidodinamica di condotti di raffreddamento con ribs per freni a disco autoventilanti ad elevate prestazioni”, con alle spalle un’esperienza come “Commissario di percorso e verificatore tecnico per gare provinciali di Rally, Velocità in circuito, Velocità in salita e Slalom”, punta alla laurea magistrale in Ingegneria Aerospaziale-percorso spaziale e, superati 9 esami, voleva partecipare ai progetti Erasmus per un’esperienza all’estero, ma uno dei suoi professori le propone di inviare il curriculum a Berlino. Dopo appena dieci minuti viene chiamata e viene fissato un colloquio telefonico in lingua inglese da un’azienda che si occupa di analizzare strumenti spaziali, con riferimento anche ai comportamenti su Marte della sonda NASA Curiosity. Ad oggi lo studio su Marte e la sua atmosfera si fonda soprattutto sui dati di strumentazione, per cui a lei è richiesto, particolarmente, di ottimizzare quello che già c’è, meccanica, elettronica e aerodinamica studiando i venti marziani.
Si sente un cervello in fuga? “In Italia non c’è nulla da fare, o lavori in situazioni che non sono quelle che vuoi o devi fare una vita mediocre. Ecco perché molti vanno all’estero. Almeno torni in Italia che hai inventato qualcosa. Non mi vedo ricercatrice in Italia, troppi i limiti da superare. L’estero è diverso, puoi cercare e trovare. Mi auguro di dare un buon contributo alla ricerca a Berlino”.
Rispetto ai suoi sogni, a che punto è? “Alla partenza. Per ora ho realizzato quello di mettermi in gioco, da sola. Il sogno si realizzerà con un lavoro stabile, una famiglia, una casa propria e una buona qualità di vita. Oggi mi sento più radicata nel mondo che nella mia terra, mai mi sento paesana. Mi interessa relativamente la celebrità, perché per me è una passione il lavoro e la ricerca. Forse queste due forti convinzioni porteranno ad un’idea geniale, chissà”.
Ci racconti della telefonata da Berlino…”Prima di tutto è stata una sorpresa, in particolare per la rapidità e poi per come è andata. Ricevo la telefonata intorno alle 15,30 in lingua inglese, ovviamente. Dall’altro capo del filo ci sono un italiano ed una russa. Mi chiedono di tutto, in particolare sui miei studi dei venti e su come penso di risolvere alcuni problemi delle strumentazioni non solo dal punto di vista aerodinamico ma non posso dire di più, c’è segreto aziendale. Dopo vari giorni mi arriva una mail che leggo, dapprima con sorpresa, poi con soddisfazione: “Lei è assunta. Abbiamo valutato molti candidati in Europa, ma nessuno ha un profilo come il suo, focalizzato in CFD e aerodinamica. Benvenuta a bordo”.
Redazione Cronaca