Napoli. – Venerdì 14 febbraio 2014, Sala Assoli di Napoli, Bianca Nappi in Re(L)azioni di Neil LaBute In scena tre figure femminili, in bilico tra drammi e speranze,aprono una finestra su un universo rosa pieno di contrasti.
La programmazione della Fondazione Salerno Contemporanea proporrà, da venerdì 14 febbraio 2014 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 16) alla Sala Assoli di Napoli, Re(L)azioni di Neil LaBute, tre monologhi inediti di uno degli autori più rappresentativi dell’era post Mamet, tradotti da Marcello Cotugno, anche regista dello spettacolo, in collaborazione con Gianluca Ficca.
Dopo Bash del 2001 e La forma delle cose del 2005, sempre scritti da LaBute, con Re(L)azioni Marcello Cotugno torna a rappresentare l’autore americano, portando in scena tre monologhi al femminile, interpretati da Bianca Nappi, attrice nota al grande pubblico cinematografico per le recenti interpretazioni nei film di Ferzan Ozpetek.
La violenza è il tema centrale dei tre monologhi, violenza intesa come manipolazione di una realtà soggettiva e come reazione, spietata fino al grottesco, a un torto subito.
Sia si tratti di relazioni interpersonali, sia si parli di intolleranza etnica o religiosa, LaBute mette in luce l’amaro paradosso di reagire alla violenza con maggiore violenza, come fanno le tre protagoniste di queste tre ironiche e minimali tragedie contemporanee.
«La scelta di rappresentare tre monologhi di Neil LaBute – spiega il regista – è nata dal mio desiderio di investigare la violenza nel suo aspetto più banale e brutale, così come si cela dietro la superficie di ciascuno di noi, affondando le proprie radici anche nel più normalizzato e tranquillizzante humus sociale. Un argomento, questo, che l’autore americano tratta, in questi testi come in altri, in maniera acuta e pungente».
Totally, il primo dei tre monologhi, narra la vicenda tristemente ironica di una ragazza che, scoperto il tradimento del fidanzato mentre aspetta un figlio da lui, decide di attuare nei suoi confronti una spietata vendetta. Il gesto disperato e assurdo della ragazza diventa per LaBute metafora delle moderne reazioni-relazioni uomo/donna: non c’è dialettica tra i due amanti, solo un’azione spietata e paradossale, un gioco crudele.
Bad Girl, il monologo centrale, è una lunga telefonata, in cui l’attrice, dal suo camerino – quasi ad anticipare il meccanismo del teatro nel teatro che si svilupperà nel terzo brano – elargisce consigli a una amica abbandonata dal fidanzato, ostentando la gloriosa quanto insensata leggerezza della sua sessualità compulsiva, nichilisticamente consumata con degli ignari “sfigati” pescati a caso da Blockbuster o in qualche pub di periferia.
War on Terror, il terzo monologo (il cui titolo cita quello di un noto videogioco di guerra), prende spunto dalle strategie americane post-11 settembre per parlare d’intolleranza. In scena c’è una giovane donna, il cui fidanzato è morto in Iraq. Rivolta al pubblico, con una bandiera americana a cui si aggrappa in ricordo di lui, si lancia in un’invettiva spietata quanto esteriore al mondo islamico.
Re(L)azioni è teatro ridotto all’essenziale, che ritrova la sua natura elementare: un’attrice che recita sul palco e un pubblico che guarda. In scena ci sono solo pochi oggetti e proiezioni, brandelli mediati dalla cultura del virtuale come visioni provocatorie disturbate e disturbanti.