Martedì 22 luglio (Terrazza Hotel Marincanto – ore 21.00) Marcello Veneziani, autore di “Anima e Corpo” (Mondadori) e Domenico De Masi, autore di “Mappa Mundi” (Rizzoli), intraprenderanno un percorso alla scoperta dei rifugi esistenziali elaborati dall’individuo per affrontare la quotidianità e prepararsi alle sfide offerte dal futuro.
Se da un lato Marcello Veneziani si addentrerà tra le pieghe dell’anima intesa come rifugio leggiadro nella vaghezza, interrogandosi su quel che resta di ciò che si vive e che si fa, e cosa portare in salvo, dall’altro Domenico De Masi si interrogherà sulle categorie mentali che abbiamo ereditato dall’epoca industriale, provando a spiegare quell’esigenza sempre più evidente di un mondo nuovo consapevole e solidale, e l’urgenza di un nuovo modello di vita capace di orientare un progresso che, privo di regole e di scopi, risulta sempre più insensato.
Alla fine, ridotti all’essenziale, non siamo che anima e corpo. L’anima è il nostro cielo, il corpo è la nostra terra. Se tutto fuori crolla, muta, si spaesa, l’ultima casa che ci resta, la più esile e la più duratura è l’anima, rifugio estremo, spalancato sul precipizio dello svanire. Lo scopo di questo viaggio nel cuore della vita è semplice, chiaro ed essenziale: rianimare il corpo, incarnare l’anima e ritrovarla al centro dell’esistenza per non finire in balia del corpo, del tempo e della morte.
Sentiamo crescere intorno a noi e dentro di noi l’esigenza di un mondo nuovo consapevole e solidale, l’urgenza di un nuovo modello di vita capace di orientare un progresso che, privo di regole e di scopi, risulta sempre più insensato. Ma a chi tocca l’onere di elaborare questo nuovo modello? Ne esiste già un embrione da qualche parte? Domenico De Masi avvia un’analisi a tutto campo dei modelli di vita elaborati dall’uomo nel corso dei secoli, dei sistemi sociali, culturali, religiosi creati per rispondere alle sfide dell’esistenza.
La rassegna prosegue mercoledì 23 luglio (Villa Treville –ore 21,00) con il regista Ferzan Ozpetek, autore di “Rosso Istanbul” (Mondadori), che insieme alla giornalista Titta Fiore, si addentrerà tra i paesaggi di Istanbul. Rossa come i melograni, come i vecchi tram, come i carrettini dei venditori di simit, come certi tramonti sul Bosforo che mischiano lo scarlatto al blu, come lo smalto sulle unghie di una madre molto amata, Istanbul si trasforma nel palcoscenico di un amore che non conosce età, paese, tempo, ragione, differenze di sesso. Che sceglie e basta.