Napoli. - Nel centro storico di Napoli esiste un luogo dove tutto sembra possibile, perché ogni cosa pare essere rimasta com’era: un teatro tutto “terreno”, tutto vero, si scopre attraverso i quattrocento anni di storia del seicentesco complesso del Pio Monte della Misericordia, una delle più importanti e antiche istituzioni benefiche napoletane. Sabato 28 febbraio 2015 (ore 18:30 e ore 20:00 – conprenotazione obbligatoria ai numeri 339.7020849 - 334.6227785, quota di partecipazione €15,00 per gli adulti) un’emozionante visita guidata teatralizzata animerà il percorso dalla Quadreria alla Chiesa del Pio Monte: “Captivi” è il titolo dell’evento culturale ideato dall’Associazione Culturale NarteA per rivivere le storiche vicende partenopee intrecciate alla Redentione dei Captivi. Quasiduecento dipinti e una ragguardevole collezione di argenti, mobili e libri antichi saranno lo scenario perfetto di una storia fortemente intessuta sulla profondità dei sentimenti umani. Oltre ad ammirare il celebre quadro delle Sette opere di Misericordia del Caravaggio, il pubblico sarà catapultano nella pièce teatrale, scritta da Febo Quercia di NarteA, interpretata dagli attori professionisti Antimo Casertano, Marianita Carfora e Roberto Albin, che si alternerà alla visita guidata dei molteplici ambienti presenti nell’intera struttura.
All’interno della chiesa, si potrà osservare anche il San Paolino che riscatta lo schiavo, ascritto tra le opere di Giovanni Bernardino Azzolino: al centro del dipinto appare l’imponente figura di San Paolino che riscatta dalle mani di un turco uno schiavo cristiano raffigurato in catene ai piedi del santo. La scena rappresentata nel dipinto si riferisce ad un racconto tradizionale in cui si narra una delle opere per cui il Pio Monte fu attivamente impegnato sin dai primi anni della sua costituzione: l’opera della redenzione dei captivi, ossia la liberazione degli schiavi cristiani dalle mani degli infedeli. Pochi conoscono quella pagina di storia, forse tra le più oscure, che ha sconvolto la vita di molti meridionali e in particolar modo del popolo napoletano. All’inizio del 1600, i mari del Mediterraneo divennero lo sfondo principale di tante barbarie e nefandezze: la città di Napoli non fu risparmiata, anzi le sue coste furono alquanto ambite sia per le ricchezze, sia per sottomettere anime. Misericordia e crudeltà, generosità ed egoismo, presa di coscienza e depravazione si rilevano volti della stessa “moneta” che esorta a liberarsi dalla schiavitù, intesa come condizione psicologica oltre che prigionia fisica. Un evento che parte dal passato, toccando argomenti sempre attuali e un’attenta indagine storica – partendo dai beneplaciti e dagli albarani, o meglio i documenti sui quali erano registrati i dati dei prigionieri riscattati –, arricchita dall’arte del teatro.
Redazione Cultura