Napoli. Cultura, “Donne della storia, donne per la storia”: Maria Lorenza Longo e Maria Raffaella Coppola

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Napoli. – La prima tappa dell’itinerario “Sulle tracce dei Santi Napoletani”, che ha visto il coinvolgimento di  un folto gruppo di giovani studenti del Seminario Maggiore  di Napoli, si è tenuta, questa mattina, presso il Monastero delle Clarisse Cappuccine.  A guidare questa prima tappa è stata la Dott.ssa Claudia Picazio, Postulatrice delle Cause dei Santi, che, con vivacità, ha illustrato la luminosa figura della Venerabile Maria Lorenza Longo, nobildonna catalana, del XVI secolo, arrivata in quel di  Napoli a seguito del marito, reggente alla corte di Ferdinando il Cattolico di Spagna, nei primi anni del 1500, non più giovanissima e ammalata. Dopo  una guarigione ottenuta a Loreto, la nobildonna pensò di dedicare tutta la vita al servizio degli altri, abbracciando la regola del Terz’Ordine Francescano.

La Dott.ssa Picazio ha evidenziato, così come attesta la storia, il genio femminile della Longo che, accogliendo la grazia di Dio nella sua vita, ha saputo guidare la fondazione dell’Ospedale degli Incurabili, opera pensata dal notaio genovese Vernazza, il quale, a Napoli, aveva rianimato , qualche anno prima,  un’altra grande opera umanitaria smembrata: la Compagnia dei Bianchi, un’associazione laica a carattere assistenziale caritativo.

L’ospedale guidato per più di dieci anni dalla Longo, che però non ha mai avuto un ruolo giuridico nella struttura, era qualcosa di totalmente nuovo rispetto ai ricoveri del tempo. Qui si accoglievano infatti, non solo quanti affetti dal “mal francese”, la sifilide, una vera e propria epidemia che colpì tutta Italia e Napoli per l’avvicendarsi delle truppe di Carlo VIII nel Regno di Napoli, ma quanti affetti da mali considerati incurabili all’epoca. Il così chiamato ospedale Santa Maria del Popolo, fu luogo dove La Longo non solo curava e assisteva i malati nel corpo,  ma anche nello Spirito. La sua pietà e il suo servizio a favore di quanti venivano considerati rifiuti della società, attirò l’attenzione di moltissime nobildonne che si prodigavano e si avvicendavano al capezzale degli ammalati. Ma il Signore chiedeva di più. Accanto a questa opera, con l’amica Maria Ajerba, moglie del duca di Termoli, sua carissima e intima amica, e Gaetano da Thiene, suo confessore, la Longo volle un luogo in cui dare asilo sicuro alle meretrici che, assistite nel corpo e nello spirito, decidevano di cambiar vita. Fu così che  nacque l’opera della convertite, un vero e proprio ascetario religioso dove si viveva secondo la regola del Terz’Ordine Francescano.

Maria Lorenza Longo aveva inoltre avviato a Napoli, negli anni pretridentini, un risanamento morale senza precedenti  i cui frutti più belli sbocceranno con la fondazione del Monastero delle Clarisse Cappuccine. Il desiderio di una personale consacrazione era venuto maturando negli anni della residenza napoletana; obbediente alla voce di Dio, la Longo realizza, superando anche le difficoltà canoniche perché vedova, nel 1536 l’ultimo desiderio: la fondazione di un monastero,  dove si vivesse la regola di Santa Chiara riportandola all’antica osservanza.

“La figura della Longo si inscrive, senza alcuna esagerazione,   - ha dichiarato la Dott.ssa Picazio –  accanto alle grandi figure femminili italiane pre-tridentine – Caterina dei Fieschi  Adorno, Angela Merici, Laura Mignani – e con la sua attività pubblica e con la riforma delle Clarisse trova l’alter ego in Santa Tersa d’Avila.

“ È praticamente impossibile, pertanto,  - secondo la Picazio, –  parlare della Riforma cattolica in Italia, soprattutto nel napoletano, ignorando e dimenticando Maria Lorenza Longo, la cui alta statura spirituale e la cui opera è ancora viva nei cuori del popolo e ancora continua a portare frutti. I monasteri infatti, oggi, sono circa 200 nel mondo, e vantano bellissime figlie. Tra queste Suor Maria Raffaella Coppola, di Casal di Principe,  morta nel 1922  in fama di santità all’età di 39 anni, dopo aver vissuto 12 anni di vita claustrale presso il protomonastero delle  Clarisse Cappuccine che, di via Pisanelli. La stessa dott.ssa Picazio ne segue il processo di canonizzazione, ripreso dopo 40 anni, che spera di portare al termine al più presto, dando così, alla Chiesa tutta e, soprattutto, alle Clarisse Cappuccine, un esempio bellissimo da imitare.”

L’incontro si è concluso con un momento gioviale con l’abadessa, Madre Rosa Lupoli, che ha mostrato ai seminaristi una preziosissima reliquia, la treccia di Suor Maria Raffaella Coppola, conservata in una teca, e una preghiera con la quale ci si è affidati proprio alla Serva di Dio Maria Raffaella Coppola, i cui resti mortali riposano presso la Chiesa del Santissimo Salvatore a Casal di Principe.

A cura di Ida Varriale

 

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