San Sebastiano al Vesuvio (Na) . – Il caso nazionale che ha scosso il Partito Democratico sul fronte delle primarie del centrosinistra a Napoli sembra aver acceso l’attenzione anche su altre primarie tenutesi in contemporanea lo scorso 6 marzo: tra le più curiose ed “inquietanti” spicca il dato relativamente all’affluenza record registrata a San Sebastiano al Vesuvio, dove la percentuale - quasi al 30% degli aventi diritto al voto - ha raggiunto livelli “fisicamente” difficili da sostenere.
Domenica 6 marzo, il Partito Democratico ha celebrato le primarie per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra alle prossime elezioni comunali del 12 giugno. I candidati, tutti democratici, erano quattro: Salvatore Sannino ( vicesindaco uscente del governo Capasso), Giuseppe Panico ( figlio di Gaetano – storico luogotenente di Raffaele e Pino Capasso – , lo stesso Giuseppe già consigliere comunale ed assessore del governo Pino Capasso), Gianluca Sannino ( capogruppo in consiglio comunale del governo di Pino Capasso) e Domenico Ramondino ( candidatura di servizio del Partito Democratico). Le primariE, ad onor di cronaca, sono state vinte da Salvatore Sannino.
Facciamo un po’ di conti. Si è votato in unico seggio elettorale individuato nel Circolo degli Anziani al Piano Terra dell’ex Municipio di San Sebastiano al Vesuvio. I cittadini sono stati chiamati a votare in un solo giorno: dalle ore 8,00 alle ore 21,00. L’affluenza a detta dei democrat, come emerge inoltre dal verbale consegnato alla sede metropolitana del PD, sarebbe stata altissima: 2.110 elettori dei 7.511 degli aventi diritto al voto san sebastianesi si sarebbero recati alle urne, sfiorando il 30%. Una semplice operazione matematica metterebbe in dubbio, comunque, la credibilità di questa dato sul fronte dell’affluenza: in 780 minuti (13 ore) si sono recate a votare nell’unico seggio ben 2.110 elettori, poco meno di tre cittadini al minuto. Tenuto conto che l’operazione condotta dai componenti del seggio elettorale per il riconoscimento del documento di identità e della scheda elettorale dell’elettore ( in quanto il voto è ammesso per chi ha ancora il diritto di voto) è individuato in almeno due/tre minuti, escludendo i saluti di rito e le relative pacche sulle spalle, l’interrogativo sorge naturale: come è stato possibile per 13 ore continue , senza soluzioni di continuità, il seggio elettorale è stato così efficiente a soddisfare la richiesta di voto dei 2110 cittadini? In aggiunta a tale perplessità si deve considerare che il 6 marzo scorso era domenica: giornata di calcio, in questo periodo sono seguitissime anche le partite della Juventus, avversario del Napoli nella corsa scudetto, che giocò contro l’Atalanta dalle ore 15,00 alle ore 17,00, e vista anche la tendenza cattolica del popolo sansebastianese che la mattina ed il pomeriggio hanno assistito alle varie messe, ci sembra alquanto discutibile l’eventuale concentrazione in poche ore di centinaia e centinaia di sansebastianesi nella sede elettorale a spintonarsi per esprimere il voto a queste primarie. Da non dimenticare che il 6 marzo è stata una domenica costellata da momenti di forti piogge e temporali, durati qualche di ora.
Se, poi, si paragona il dato sansebastianese con quello di Napoli, dove si sono celebrate le primarie negli stessi orari, la vicenda assume dei contorni grotteschi. Le contestatissime primarie napoletane hanno visto appena trentamila partenopei recarsi al voto, che rispetto al milione di abitanti della terza città d’Italia e i gli aventi diritto al voto quantificati in poco meno di ottocentomila , si raggiunge una percentuale intorno al 4,5. A Napoli dove sono scesi grossi calibri della politica nazionale e storici uomo di governo regionale cittadino, come Bassolino, hanno mosso poco meno del 4,5% degli aventi diritto al voto, rispetto al quasi 30% di San Sebastiano al Vesuvio.
Se comparate, infine, queste primarie sansebastianesi all’ultimo dato elettorale registrato in città, quelle relativo alle regionali dello scorso anno, ci troviamo al cospetto di dati incredibili. Ecco i dati delle elezioni regionali 2015 a San Sebastiano al Vesuvio: l’affluenza fu del 52% , quindi si recarono al voto poco meno di 3.800 elettori; il candidato governatore De Luca della coalizione del centro sinistra beccò appena 1687 voti; il Partito Democratico beccò 1146 voti di lista; mentre il candidato locale, l’ex sindaco Giuseppe Capasso, al quale tutti questi quattro candidati alle primarie erano e sono legati a doppio filo, prese poco meno di 600 voti. Inoltre, bisogna tener conto sul fronte dell’affluenza il dato fisico che le votazioni alle regionali si tennero in ben 10 seggi elettorali, armonicamente dislocati nelle strutture scolastiche del territorio, con tanto di comodo parcheggio, quest’ultimo, in comodità, pagava pegno al seggio delle primarie. Inoltre, alle regionali si votò con un lasso di tempo magiore, in quanto le urne furono aperte dalle ore 7,00 fino alle ore 22.00: ben due ore in più rispetto agli orari di queste ultime primarie.Quindi, in 10 seggi elettorali, con la mobilitazione dei partiti di tutto l’arco costituzionali e dei media locali e nazionali, l’affluenza si attestò al 52%, mentre questa delle primarie, ribadiamo con un unico seggio, maltempo e senza interesse di tutti i partiti dell’arco costituzionale, ma solo del PD,si è sfiorata il 30% degli aventi diritto al voto.
Infine, quello che preoccupa sul fronte della credibilità di questo presunto “gonfiamento” dell’affluenza, mirante probabilmente a decretare una forza sul territorio del PD che non avrebbe più , quest’ultimo “caduto” sotto i colpi di opposizione targata “Il Popolo di San Sebastiano – Manzo Sindaco”, è quello relativo al fatto che appena 365 giorni fa, sacrificando pure l’amministrazione comunale, i cari Salvatore e Gianluca Sannino , Giuseppe Panico per accontentare le velleità politiche del loro capo storico Pino Capasso incassarono una cocente sconfitta, appena 600 voti all’ex sindaco Giuseppe Capasso, candidato grazie al sacrificio degli stessi e della maggioranza uscente, accogliendo il diktat del vertici nazionale del PD che imposero lo scioglimento del consiglio comunale considerate le “brutte” vicende politiche locali.
Ad avviso de Il Secolo Nuovo , dal punto di vista pratico e politico questo dato bulgaro sul fronte dell’affluenza rasenterebbe delle incredibili defaillances sul fronte della credibilità dello stesso.
il direttore Gaetano Busiello