Cercola. Covid-19, famiglie abbandonate: che fine hanno fatto le U.S.C.A.? Croce Rossa e Protezione Civile spariti

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Cercola (Na) – Continua il nostro viaggio nel grido di dolore di tante famiglie, parliamo di interi nuclei contagiati dal Covid-19 lasciate sole a Cercola.

La mancata diffusione alla città, da parte del sindaco Vincenzo Fiengo,  del report quotidinano dell’ASL , relativamente allo stato dei  contagi sul territorio,  coniugata con le lamentele per gli abbandoni degli ammalati locali lascia trasparire una mancata attivazione delle procedure stabilite dai DPCM del premier Giuseppe Conte ed i consenguenziali Decreti attuativi regionali che prevedevano l’introduzione, come le fondamentali e provvidenziali U.S.C.A.,  di attività a sostegno delle famiglie colpite dal Covid-19 fa piombare la città in un’emergenza sanitaria peggiore di quanto fosse prevedibile. Addirittura anche il nucleo comunale della Protezione Civile e la Croce Rossa locale sono spariti in queste settimane, dopo che durante il lockdown della primavera scorsa si sono resi protagonisti di distribuire pacchi alimentari ai cittadini ora che , in particolare gli ammalati, necessitano di un concreto supporto arriva la strana assenza dal territorio. Forse incide la previsione del contagio di cui è stato vittima il  capo della protezione Civile di Cercola non comunicato alla città dal “trasparente” sindaco? Due dipendenti comunali, il capo della protezione Civile e una componente del servizio civile di stanza negli uffici comunali hanno determinato un focolaio al comune. Cosa sta accadendo? La solidarietà di queste organizzazione è andata in ferie o c’è altro?

Ritorniamo alle anomalie del  distretto sanitario 50, ci poniamo degli interrogativi seri: l’ASL ha attivato l’assistenza domiciare come previsto dalla normativa vigente? Quante ne sono attivate da parte del referente AFT ? Il responsabile locale AFT è il dr Giuseppe Gallo, ex sindaco di Cercola e padre politico dello stesso Fiengo, nominato in quel ruolo di alta responsabilità dai colleghi del territorio, la cui indennità aggiuntiva è i 500€ mensili. Quanti tamponi sono stati effettuati? Quanti contagiati sono in assitenza domiciliare?  Quante USCA sono state istituite? Le stesse sono sufficienti o sarebbe il caso di implentarle? Bisogna anche evidenziarie, in verità ,  anche la mancanza di protezione dei medici  di base che non sono stati dotati dei relativi presidi di protezione.

ECCO COSA SONO LE U.S.C.A.

Le USCA sono delle unità di medici, di solito giovani, che si recano nelle case per assistere direttamente i pazienti affetti da Covid-19, che non hanno bisogno di essere ricoverati in ospedale. Sono state istituite dal governo con il decreto legge del 9 marzo,

Le USCA sono state pensate sia per alleggerire il carico che tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo si è riversato sugli ospedali, con esiti spesso drammatici, sia per consentire a medici di famiglia e pediatri di libera scelta di continuare a seguire i pazienti ordinari.

Vengono attivate proprio da questi ultimi, mentre non potrai chiamarle tu direttamente. Sono attive dal lunedì alla domenica e dalle 8:00 alle 20:00, anche se possono esserci delle variazioni di orario in base alle zone. Il loro scopo non è quello di fare i tamponi, ma di intervenire quando un paziente già positivo, o fortemente sospettato di aver contratto il Covid-19, ha bisogno di assistenza medica.

Nello specifico, arriveranno quando:

  • Una persona positiva presenta lievi sintomi (come tosse e febbre massimo a 37,5 gradi), ma ha più di 70 anni oppure soffre già di patologie pregresse
  • Una persona è stata ricoverata, ma poi dimessa dall’ospedale con diagnosi di Covid-19, per attendere la guarigione in isolamento domiciliare
  • Una persona ha febbre alta che prosegue da almeno 4 giorni o lamenta difficoltà respiratorie, anche se non è ufficialmente positiva

Una volta che il medico di famiglia ha effettuato un triage telefonico, l’unità viene inviata al domicilio del paziente, naturalmente provvista di tutti i dispositivi di protezione individuale che devono essere forniti direttamente dalla regione. A questo punto visita il malato, rilevando tutti i parametri e soprattutto misurandogli la saturazione con un saturimetro: un valore fondamentale per capire se sia necessario il ricovero oppure no.

Possono anche sottoporli a ecografia polmonare, infatti,  la polmonite  nelle fasi iniziali, la lastra potrebbe anche risultare negativa mentre l’ecografia può rivelare se c’è un danno ai polmoni. Queste unità sono un grosso aiuto per il nostro lavoro.

il direttore Gaetano Busiello

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