I capodogli nel Mediterraneo, presto un’area protetta

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All’inizio di ottobre 2017 un’imbarcazione dell’associazione Menkab avvistava alcuni capodogli al largo dell’Area marina protetta di Bergeggi, sul ponente ligure.

Un evento del genere nel nostro mare non si era mai visto ed è la prova che la porzione nord-occidentale del Santuario Pelagos (compreso fra Francia meridionale, Toscana e nord della Corsica) non è solo una zona di passaggio per questa specie.

Nello stesso periodo, al largo dell’isola di Caprera gli avvistamenti di cetacei stavano diventando sempre più frequenti. In questo tratto di mare (poco al di fuori del Santuario Pelagos) vivono sette delle otto specie che popolano il Mediterraneo.

Il progetto Catodon di Menkab e quello sui cetacei di Caprera della One Ocean Foundation (finanziati con i fondi dell’iniziativa Perpetual Planet di Rolex, che in tutto il mondo supporta progetti per lo studio del Pianeta e la sua salvaguardia) nascono dunque per tutelare le creature più affascinanti del mare. In entrambi i casi le ricerche si concentrano nei canyon sottomarini: spaccature nel fondale profonde anche migliaia di metri, ricche di nutrienti che costituiscono la base dell’alimentazione dei cetacei.

Merito dei sofisticati idrofoni a bordo delle imbarcazioni, microfoni che vengono calati a 15-30 metri e captano i “click” che questi cetacei emettono mentre cacciano.

La fotoidentificazione è essenziale, perché permettere di tracciare i movimenti di questi cetacei nel Mediterraneo. Ogni esemplare ha segni distintivi sul corpo, sulle pinne e sulla coda.

Il monitoraggio acustico è impiegato anche dalla One Ocean Foundation, con alcune importanti differenze.

L’analisi delle registrazioni permetterà di capire quali cetacei popolano quei fondali.

 

a cura di Luisa Ramaglia

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