La guerra delle correnti. 70 anni fa moriva Thomas Alva Edison

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Il 18 ottobre 1931 moriva l’imprenditore-inventore Thomas Alva Edison, la cui vita è costellata di grandi successi, alimentati anche da una competizione senza scrupoli con il suo rivale storico George Westinghouse, contro cui (a fine Ottocento) combatté la cosiddetta guerra delle correnti: continua contro alternata. In realtà, i geniali protagonisti di questo duello elettrico furono tre: Edison, Westinghouse e Tesla.

Il 6 agosto 1890 nella prigione di Auburn (Stato di New York) il 30enne William Kemmler (condannato alla pena capitale per aver ucciso la moglie con un’ascia) fu fatto accomodare per quella che sarebbe stata la prima esecuzione sulla sedia elettrica. Fu terribile. La prima scossa da 1.000 volt non uccise l’uomo: ce ne volle un’altra a 2.000 volt, che provocò il decesso dopo otto lunghissimi minuti e tra indicibili sofferenze. Il giorno dopo, i giornali diedero la colpa del fallimento del nuovo strumento a George Westinghouse. L’inventore (diventato ricco con i freni pneumatici per le ferrovie) promuoveva la corrente alternata, che ad alto voltaggio causava la morte; ma a spingere perché la sua tecnologia fosse usata nella sedia elettrica e il suo nome vi apparisse ben visibile era stato (segretamente) Thomas Alva Edison. Perché il creatore del fonografo e di altre strabilianti invenzioni avrebbe tentato di gettare cattiva luce su Westinghouse?

L’esecuzione di Kemmler è l’apice della cosiddetta guerra delle correnti, ovvero lo scontro tra Edison e Westinghouse per affermare la propria tecnologia di distribuzione dell’elettricità, come racconta anche il film Edison – L’uomo che illuminò il mondo. Thomas Alva Edison aveva già registrato centinaia di brevetti quando nel 1880 commercializzò la lampadina elettrica a incandescenza, rendendola molto più economica e durevole rispetto a chi l’aveva brevettata prima di lui. Ma per far fruttare quell’invenzione doveva avere una rete elettrica cui attaccare le lampadine per illuminare l’America che fino ad allora aveva squarciato il buio con lampade a gas e a olio. Così l’anno successivo brevettò la prima rete di distribuzione di energia elettrica e nel 1882 riuscì (grazie anche ai finanziamenti di una serie di magnati) a illuminare un isolato di Manhattan portando la luce a 85 cittadini con la prima centrale elettrica commerciale degli Stati Uniti, chiamata Pearl Street Station.

Per cambiare la storia dell’umanità, Edison aveva scelto di usare la corrente continua, quella che utilizziamo ancora oggi con le batterie e che aveva origine nelle scoperte di Alessandro Volta. Era molto sicura, dato che la bassa tensione risultava innocua per l’uomo. Ma con la bassa tensione inviare elettricità a lunga distanza era molto costoso, perché la resistenza dei fili conduttori ne causava la dispersione. Bisognava avere centrali vicine agli utenti, nel mezzo delle città.

Negli stessi anni anche George Westinghouse aveva fiutato l’affare della distribuzione dell’elettricità, ma si era convinto che la tecnologia più redditizia fosse quella della corrente alternata, di scoperta più recente grazie agli esperimenti del parigino Hippolyte Pixii che portarono alla realizzazione di un magnete a ferro di cavallo posto sotto le due bobine di filo di rame in cui le cariche elettriche anziché procedere nel circuito in un’unica direzione si muovevano alternativamente in entrambe le direzioni.

Il vantaggio di questa tecnologia arrivò con il trasformatore (brevettato da William Stanley Jr. e venduto proprio a Westinghouse) con cui si poteva trasformare la corrente da una bassa a un’alta tensione per il trasporto a lunga distanza con meno dispersione e minori costi, prima di ritrasformarla per usarla con le lampadine. L’elettricità non era più un miraggio: nel 1887 Edison aveva già costruito 121 centrali a corrente continua, mentre Westinghouse lo incalzava con 68 a corrente alternata, con cui però portava la corrente più lontano e a prezzi più contenuti.

Visto il successo del rivale, Edison iniziò a fargli la guerra: lo citò in giudizio (senza fortuna) per il furto del brevetto delle lampade a incandescenza, che però Westinghouse aveva comprato da altri. Lanciò poi una campagna nazionale per dimostrare che la corrente alternata (dato l’alto voltaggio) avrebbe causato la morte dei cittadini. Edison organizzò (prima nel suo laboratorio e poi di fronte ai giornalisti) l’esecuzione di cani, gatti e persino un cavallo, per mostrare come la corrente alternata poteva uccidere animali anche di grandi proporzioni.

Quest’opera di diffamazione culminò proprio con l’esecuzione del 1890. L’anno prima lo Stato di New York (che voleva evitare le barbarie dell’impiccagione allora in uso) aveva stabilito di utilizzare l’elettricità, confortato dal fatto che gli animali uccisi da Edison non sembravano soffrire grazie alla rapidità con cui agiva la scossa. Edison (che era contrario alla pena di morte e già si era rifiutato di prestare le sue invenzioni per scopi bellici) suggerì segretamente che il modo migliore di uccidere un uomo era utilizzare un generatore di corrente alternata di George Westinghouse. Ma anche quest’ultimo si rifiutò di vendere i propri generatori per quello scopo e tentò persino di opporsi alla condanna capitale di William Kemmler, chiedendo al proprio avvocato di far bloccare l’esecuzione. Ma non bastò.

A spostare l’ago della bilancia nella disputa tra Edison e Westinghouse per il controllo sull’elettrificazione dell’America fu un terzo scienziato (di origine serba) Nikola Tesla. Afflitto da disturbi ossessivo-compulsivi, il geniale ingegnere era però capace di realizzare e testare invenzioni solo con il calcolo senza bisogno di una prova pratica. Arrivato negli USA nel 1884, si presentò con lettera di raccomandazione dal tanto ammirato Edison e provò a convincerlo che la corrente alternata avrebbe potuto cambiare il mondo. Fu inutile. Anzi Edison (che già aveva investito moltissimo sulla corrente continua) offrì a Tesla 50mila dollari per migliorare il proprio brevetto di dinamo a corrente continua. Tesla accettò e nell’arco di un anno riuscì nell’impresa. Ma quando Edison rifiutò di pagarlo, Tesla sbatté la porta indignato e cercò fondi per creare la propria società elettrica. Nonostante avesse trovato alcuni investitori, fu costretto a lavorare a brevetti di lampade ad arco per l’illuminazione stradale, anziché al suo sogno: costruire un motore in grado di trasformare la corrente alternata in energia meccanica, impresa giudicata impossibile dallo stesso Edison. Ma i guai non erano finiti: raggirato anche dai suoi finanziatori, perse tutto: per sopravvivere si mise a scavare le buche in cui venivano interrati i cavi elettrici.

Poi (in un raro colpo di fortuna) il capo di una squadra di manovali venne a conoscenza dell’idea di Tesla di motore elettrico e pensò bene di metterlo in contatto con Alfred K. Brown, direttore della Western Union Telegraph Company. E Brown (che era interessato alla corrente alternata) investì nella realizzazione del prototipo. Fu così che Tesla riuscì ad ultimare il progetto. A questo punto mancava solo trovare chi fosse disposto a comprarlo. E qui tornò in gioco George Westinghouse. Tesla si lanciò in una serie di dimostrazioni in cui stupiva banchieri e imprenditori facendo ruotare un uovo con lo stesso elettromagnetismo che era il fulcro della sua invenzione di motore. E con una di queste performance conquistò Westinghouse. Il motore di Tesla chiudeva il cerchio: la corrente continua poteva essere prodotta lontano dalle città e (trasformata in alternata) inviata a grande distanza e sfruttata per ogni tipo di applicazione, anche industriale.

Tesla e Westinghouse si accordarono e vinsero di fatto la guerra delle correnti, anche perché Edison fu estromesso dal consiglio di amministrazione della propria azienda che (non volendo perdere la rincorsa) virò dalla corrente continua a quella alternata e innescò un domino di fusioni da cui sarebbe nata la General Electric. Il suggello alla vittoria di Westinghouse fu sancito dall’incarico di illuminare la Fiera di Chicago del 1893: la corrente alternata diventò lo standard delle centrali elettriche americane. Mentre Westinghouse e Edison tornarono ad altri progetti, Tesla (il vero vincitore di questa diatriba) stracciò il contratto con Westinghouse che lo avrebbe reso milionario, quando il socio gli disse che per pagargli le royalty sarebbe stato necessario chiudere l’azienda. Accettò allora un compenso più basso e continuò a coltivare il proprio desiderio di cambiare il mondo con altre invenzioni. Finì in disgrazia, consumato dalla malattia mentale e senza un soldo.

 

a cura di Luisa Ramaglia

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