Vladimir Nabokov, scrittore russo famoso per il suo romanzo Lolita, si innamorò perdutamente delle farfalle: le studiò e si interessò a scrivere un libro sulla loro imitazione. Non ebbe successo, ma le sue osservazioni di questi spettacolari insetti rese piena di ricordi la sua autobiografia Parla, ricordo. Ha scritto nelle sue memorie:
“Ho cacciato farfalle in vari climi e abbigliamenti, da ragazzino in calzoni alla zuava e berretto da marinaio: da espatriato allampanato e cosmopolita con sacche di flanella e berretto; da vecchio grassone in pantaloncini e testa nuda.”
Nabokov studiò le farfalle fin da giovanissimo, seguendo l’opera della pittrice e naturalista tedesca Maria Sibylla Merian, Metamorphosis Insectorum Surinamensium (Metamorfosi degli insetti del Suriname). Tale lavoro dimostra il grande talento artistico di questa pioniera dell’entomologia: si tratta in realtà di un insieme di illustrazioni dettagliate che arricchiscono osservazioni scientifiche accurate e primitive. Fu pubblicato ad Amsterdam all’inizio del XVIII secolo e aprì la strada ad una nuova scienza: l’entomologia dei lepidotteri.
Nabokov nacque in una famiglia nobile a San Pietroburgo alla fine del XIX secolo, ma la Rivoluzione d’Ottobre lo rese esiliato: la diaspora portò prima la sua famiglia in Crimea, poi in Inghilterra e Berlino, dove suo padre fu assassinato, e infine andò a Parigi. Il giovane Vladimir parlava correttamente più lingue sin da bambino, studiò la letteratura slava e sviluppò una passione per la scrittura. La sua prima opera russa è ben nota in Francia. Ad appassionarlo al mondo delle farfalle è stata sua madre che, per distrarlo e aiutarlo a riprendersi dalla polmonite, gli regalò un libro che avrebbe potuto cambiargli la vita: Farfalle e falene dell’Impero russo.
Pertanto, quando Nabokov sbarcò negli Stati Uniti negli anni ’40, trovò lavoro presso l’Institute of Entomology di New York e accettò l’incarico di organizzare la collezione di farfalle del Museum of Comparative Zoology dell’Università di Harvad. Nel 1955, si affermò come un genio letterario: il suo capolavoro inglese Lolita fu accidentalmente salvato dal cestino dalla moglie Vera, che divenne la sua agente. Nel 1962, nello scandalo cinematografico omonimo scritto dallo stesso Nabokov, Stanley Kubrick portò sul grande schermo l’amore del maturo professor Humbert per la sua figliastra preadolescente.
Nabokov coltivò anche la sua ossessione per le farfalle: con la stessa passione scientifica di Maria Sibylla Merian, raccolse migliaia di esemplari da tutto il mondo e riuscì a progettare un nuovo sistema di classificazione. I suoi lavori tecnici sono ancora accompagnati da molti schizzi. Inoltre, un altro suo importante romanzo, Ada, prende il nome da una farfalla della famiglia dei Pieridae.
Nel 1961 si trasferì in Svizzera con l’ambizione di continuare a scrivere e soprattutto di trovare farfalle. Vecchio e sovrappeso, andava in giro in calzoncini e sacco a rete: durante una spedizione sulle Alpi, cadde catastroficamente, si ferì al piede e in seguito sviluppò un’infezione mortale. Vladimir Nabokov morì a Montreux il 2 luglio 1977 all’età di 78 anni.
a cura di Luisa Ramaglia