Il terremoto che colpì il Giappone, sfiorò le nostre coste.

JAPAN-QUAKE/

11 marzo 2011. Il Giappone si piega alla violenza dello tsunami che lo devasta in tutta la sua potenza. Sembra una notizia di ieri, di un passato remoto sepolto nella tragedia che colpì numerose vite umane. E’  invece  alla ricerca di alcuni scienziati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e del British Antarctis Survey di Cambridge che si deve la dimostrazione che quel terremoto non colpì solo il Giappone. Tutto il globo ha risentito la violenza di quel magnitudo 9.

Questa ricerca ha dimostrato che lo tsunami propagò i suoi effetti fin oltre lo stretto di Gibilterra, provocando oscillazioni di 15 centimetri nel Mediterraneo. I mareografi, presenti nei porti o lungo le coste, registrarono delle anomalie tra le 40 e 50 ore dopo il terremoto in Giappone. Si tratta di una oscillazione anomale dovuta al passaggio della perturbazione.  E’ una cosa che potrebbe allarmare dal momento che nemmeno il maremoto che nel 2004 sconvolse l’Indonesia, riversò la sua strage nel Mediterraneo.

Quale rischio possano correre  le nostre coste? A rispondere è Marco Anzivei, scienziato dell’Ingv : “E’ stato un innalzamento non rischioso per le coste italiane, “perché si è trattato di un fenomeno transiente e di piccola ampiezza, dell’ordine di 10-15 centimetri. Non si deve pensare ad un onda, ma ad un’oscillazione lenta passata attraverso lo Stretto di Gibilterra, che ha agito come amplificatore”.

Le nostre coste non temono pericoli. E’ nostro dovere contribuire alla benevolenza nturale con il totale rispetto verso ciò che abbiamo.

a cura di Miriam De Vita

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