Ottaviano. Pomigliano Jazz, Franco D’Andrea in scena al Palazzo Mediceo di Ottaviano con “Traditions and Clusters”

franco d'andrea ph © roberto cifarelli

Ottaviano (Na). – Musicista europeo dell’anno per Académie du jazz de France, icona del jazz italiano e punto di riferimento per intere generazioni di pianisti, Franco D’Andrea è uno dei jazzisti italiani più prolifici e famosi al mondo. Pluripremiato in Italia e all’estero e dominatore di varie edizioni del Top Jazz ha tenuto concerti ovunque, dagli Stati Uniti al Giappone, dall’Australia all’intera Europa. Classe 1941, ha inciso il suo primo disco con il sassofonista argentino Gato Barbieri nel 1964. Da allora ne ha pubblicato più di duecento, tra lavori a suo nome, progetti speciali e duetti con musicisti di fama internazionale quali Lee Konitz, Phil Woods, Enrico Rava, Aldo Romano e Dave Liebman. Spaziando dal jazz al progressive a composizioni articolate e innovative. “Half the Fun”, “Sorapis”, “Traditions and Clusters” e “Today” sono i suoi ultimi lavori discografici, editi per El Gallo Rojo, molto apprezzati sia dal pubblico che dalla critica.

Giovedì 19 settembre al Palazzo Mediceo di Ottaviano, D’Andrea torna al Pomigliano Jazz (dopo l’esibizione del 2005) per presentare il progetto Three – Traditions and Clusters. Un trio atipico che vede il piano di D’Andrea dialogare insieme a Daniele D’Agaro al clarinetto e Mauro Ottolini al trombone. Due musicisti e compositori di grande caratura, entrambi vincitori del Top Jazz, con svariati progetti e collaborazioni alle spalle: The Adriatics Orchestra, Han Bennink, Trio San Francisco per il primo, Vinicio Capossela, Enrico Rava, Trilok Gurtu, Sousaphonix per secondo.

Questo trio particolare contiene in sé l’essenza del suono di una banda, dove gli strumenti caratteristici sono il clarinetto – in rappresentanza delle ance – e il trombone, per gli ottoni. Il pianoforte in questo contesto gioca una molteplicità di ruoli grazie alla sua tipica orchestralità. La musica si sviluppa tra riff, poliritmie, contrappunti improvvisati, astrazioni contemporanee e sonorità talvolta ispirate al jungle style ellingtoniano. Franco D’Andrea con questa formazione inusuale svela una straordinaria panoramica sul suo pensiero musicale libero da manierismi di sorta e costantemente alla ricerca di un’espressività autentica e profonda. Con una musica di una caparbietà gentile, appuntita, magmatica, scattante e raffinata. Travolgente e coerente allo stesso tempo.

Redazione Cultura

Lascia un commento

Powered by ODDERS Communication Agency