Napoli. – Da giovedì 12 a domenica 15 marzo andrà in scena al teatro “Delle Palme” di Napoli (Vico Vetriera, 12), “Menecmi – Due gemelli napoletani” da Plauto e Shakespeare nella riscrittura di Tato Russo. In scena ad affiancare Tato Russo (nel ruolo dei Menecmi) troviamo Renato De Rienzo, Marina Lorenzi, Clelia Rondinella, Massimo Sorrentino, con la partecipazione di Rino Di Martino. La regia è affidata a Livio Galassi.
LO SPETTACOLO. Cavallo di battaglia del Tato Russo attore, Menecmi ha avuto decine di riprese ed ha collezionato negli anni più di 600 repliche. La riscrittura originale di Tato dell’originale plautino conserva tutto il suo plebeismo, tutti i suoi caratteri di teatro popolare ma ne amplia a tal punto l’efficacia e il divertimento così da farlo diventare un capolavoro autentico dell’arte comica. 18 volte confessò d’averlo visto uno spettatore insaziabile. E insaziabili sono ogni anno le richieste degli spettatori di ripresa di questo spettacolo in cui Tato Russo si consacra attore specialissimo e dalla straordinaria comunicativa. Due ore di risate assicurate, un meccanismo comico perfetto, una grande prova di attore per Tato osannato dalla critica e dal pubblico per questa straordinaria interpretazione: «Sono venticinque anni che porto in giro per l’Italia i miei Menecmi, ispirati a Plauto – racconta Tato Russo – in tutto questo tempo è cambiata la mia età anagrafica, e mi è diventato faticoso interpretare due parti. Ma il pubblico e i teatri continuano a richiedermelo, e oggi mi ritrovo a inventarmi le forze per essere di nuovo in scena con questo mostruoso composto di fatica e di follia creativa. Ce la farò ancora una volta?».
NOTE DI REGIA. I Menecmi è una libera elaborazione di Tato Russo da Menecmo di Plauto, oltre ad essere una delle più famose e forse, come la definiscono alcuni, la commedia più plautina di Plauto. Tato Russo affidando le parti dei gemelli ad un unico attore ha ambientato la vicenda in una Napoli antica, la Neapolis dell’epoca. Ma nonostante che un gemello becero e volgare sia contrapposto all’altro, colto e intellettuale, che fa l’avvocato, entrambi i personaggi si esprimono in italiano. L’irrefrenabile, incontenibile, generoso regista e attore napoletano, versatile da sempre non solo come interprete ma anche come autore, innamorato della prosa come del musical, ha riscritto la storia di Plauto non mancando di darle un tocco partenopeo. E così l’esuberanza verbale, il termine plebeo, il lazzo, attraverso i quali Plauto ottiene la risata crassa, il divertimento gioioso, la comicità, qui raggiungono il massimo vigore dando clamore alla voce autentica che si innalza al di sopra di qualunque banale intellettualismo, alimentando le fondamentali peculiarità dell’autore sarsinate. L’origine atellanica dell’arte plautina si fa più vicina sia alla metrica musicale del tempo che alla grassezza popolare voluta da Plauto.
TRAMA. Mosco, il mercante, aveva avuto due gemelli, Menecmo e Fosicle. Partito per un viaggio d’affari con il primo dei due, l’aveva smarrito al mercato di Paestum. Per la disperazione ribattezzerà il secondo genito Menecmo. Il primo Menecmo, dopo aver vissuto per anni a Capua, fattosi adulto si muove alla ricerca della famiglia giungendo a Neapolis. È in questa vivace città che vive il secondo gemello il quale benché sposato si abbandona ad ogni forma di dissolutezza, potendo godere dei favori di una sgualdrina sua dirimpettaia. La presenza in città dei due gemelli darà luogo come si può intuire, ad una serie di equivoci e di errori in cui la comicità esploderà in maniera prorompente in tutte le scene dello scambio fra i due fratelli. Solo l’incontro finale porrà fine ai qui pro quo.
Redazione Cultura