Napoli. - “Delitto e castigo” di Fedor Dostoevskij è andato in scena dal 2 al 5 aprile al Teatro Elicantropo di Napoli, con Massimo Masiello, Salvatore Veneruso, Chiara Mazza, Paolo Gentile, Alessandro Palladino, Roberta Ventre e la partecipazione di Gabriella Cerino, per la regia di Peppe Celentano.
Dostoesvskij, maestro del noir, in questo romanzo, pubblicato nel 1866, racconta la storia di un protagonista, Raskòl’nikov spinto dal combattere un male maggiore, per sopperire al suo malessere interiore.
Raskòl’ nikov è un giovane studente ossessionato dall’idea della libertà assoluta, cui ha diritto, secondo lui, l’uomo superiore, al quale tutto è lecito.
Si convince così che per uscire dalla miseria in cui vive è giusto uccidere l’usuraia Aljona, essere inferiore, che sfrutta la disperazione altrui e la cui esistenza è del tutto inutile.
Riesce a realizzare il suo piano criminale, ma è costretto ad uccidere anche la mite Lizavèta, sorella della vittima.
Sfida la polizia, nella figura dell’implacabile giudice Porfirij, convinto della sua colpevolezza, quasi a voler provare la propria superiorità.
Presto l’esaltazione cede all’angoscia e il tormento spirituale non gli permette di essere libero come pensava. Comincia a frequentare i più miserabili ambienti di Pietroburgo, dove incontra autentici relitti umani, che si rivelano però ricchi di umanità.
Incontra l’ubriacone Marmeladov e sua figlia Sonja, una creatura pura nonostante sia costretta a prostituirsi per sostenere la famiglia. Di fronte alla morale evangelica del sacrificio e alla legge dell’amore che Sonja gli propone, crolla definitivamente la fede che Raskòl’nikov nutriva in se stesso. Con lei trova il coraggio di confessarsi e di costituirsi.
In Siberia dove Sonja gli resta accanto, Raskòl’nikov comprende che solo attraverso il castigo e la sofferenza riuscirà a liberarsi del senso di colpa e a trovare quella libertà tanto cercata, raggiungibile solo attraverso l’amore e la disponibilità verso il prossimo.
Colpisce l’ Investigatore Porfirij , soft, mordido che non usa neanche la tortura psicologica , e riesce a tirare fuori la verità dall’ anima del colpevole. Ritornando sul protagonista Raskòl’ nikov , è un delinquente di tipo particolare, animato sia dalla passione, sia dall’ interesse. L’ interesse immediato è quello di procurarsi dei soldi, da questa vecchia usuraia, secondo lui “creatura inutile e parassita della società”, dall’ altro è un delinquente passionale, ma parliamo di delitto passionale politico , che non ha radici economiche, ma legato a degli ideali politici e di giustizia che lui intende portare avanti per ricostruire un mondo migliore. Un plauso va a tutti gli attori , che si sono calati in maniera eccellente nei personaggi e al regista.
Concluderei con una frase di Porfirij, l’ investigatore :” L’ uomo è un mistero difficile da risolvere”.
a cura di Ida Varriale