Con la riapertura delle attività e l’arrivo della stagione estiva, scoppia la polemica tra albergatori e ristoratori che faticano a trovare personale tra i giovani e non esitano a incolpare il reddito di cittadinanza. Se è vero che manca personale è anche vero che le offerte di lavoro, non sono sempre allineate a condizioni dignitose, per gli operatori stagionali che non sono più disposti a non essere riconosciuti nei propri diritti di lavoratori. Molte sono le testimonianze di giovani che sono stanchi di essere etichettati come fannulloni: “Gli imprenditori ci attaccano senza dire le condizioni in cui ci ritroviamo a lavorare e che ci offrono, con stipendi bassi a 12 ore di lavoro al giorno. Il sistema turistico in Italia lo possiamo considerare come un sistema schiavistico e se non fai come ti dicono, ti accusano di non aver voglia di lavorare”.
Polemiche che da qualche settimana con le riaperture, sono al centro di dibattiti, ma che hanno sempre accompagnato l’inizio della stagione estiva e sicuramente con la pandemia la situazione è peggiorata.
Gli imprenditori, d’altro canto, hanno da poco ripreso a pieno le loro attività e incolpano il reddito di cittadinanza di dopare il mercato del lavoro perché la gente trova più conveniente percepire il sostegno dallo Stato, seppur basso, ma stando comodamente a casa. Così si ritrovano senza dipendenti stagionali.
In questa diatriba, invece, c’è chi preferisce emigrare all’estero perché si guadagna di più; ma chi resta in Italia fa appello alle istituzioni chiedendo di intervenire per garantire diritti e tutela sul lavoro.
Di Claudia Esposito