Un ritrovamento che ha il sapore di una scoperta, perché la scultura di Carlo Tito di Borbone giaceva da secoli nei depositi del palazzo vanvitelliano di Caserta, di cui si erano perse le tracce. Era stata realizzata da Giuseppe Sanmartino, autore del “Cristo velato” nella Cappella Sansevero, e data poi per dispersa.
Una testimonianza tangibile e di alto pregio artistico, eseguita in pietra tenera dalle venature rosate, che ha condotto ad uno studio approfondito per individuarne la paternità.
Carlo Tito nacque nel 1775, fu il primo figlio maschio di Maria Carolina d’Asburgo e Ferdinando IV di Borbone e avrebbe dovuto assicurare la continuità della dinastia dei Borbone, evento che non accadde mai, perché il piccolo morì a soli tre anni ucciso dal vaiolo.
Una morte dolorosa e archiviata soprattutto dalla regina che fece chiudere la Vaccheria dove il piccolo si spense.
La statua risulta essere un modello realizzato pochi giorno dopo la nascita dell’erede al trono di Napoli, da cui fu poi eseguita la realizzazione dell’opera in argento come ex voto della regina per la grazia ricevuta, all’antico convento napoletano di San Francesco di Paola, santo al quale era devota.
L’opera è stata ritrovata da Tiziana Maffei, direttrice della Reggia di Caserta, sottolineando che il patrimonio della Reggia ha ancora tanto da svelare. Ma ad essere svelata, oggi, da un drappo grigio con piccola riga gialla di seta di San Leucio in cui è stata avvolta e rimasta sepolta sotto la polvere per anni è stata la scultura marmorea del piccolo re Borbone.
“Ci vuole un grande progetto per la Reggia di Caserta come è stato fatto per Pompei” ha concluso in una diretta in streaming, il direttore generale Musei del ministero della Cultura, Massimo Osanna.
Di Claudia Esposito