Anche Fabio D’Amato, manager e stretto collaboratore di Chiara Ferragni, è indagato per truffa aggravata per i casi del pandoro e delle uova di Pasqua nell’inchiesta della Procura di MilE’ quanto risulta dal provvedimento del pg della Cassazione sulla competenza territoriale della Procura milanese ad indagare.
Il “profitto” delle presunte truffe contestate a Chiara Ferragni per i casi del pandoro Balocco, delle uova pasquali Dolci Preziosi e della bambola Trudi, è “consistito anche nel rafforzamento mediatico dell’immagine della influencer”, perché l’imprenditrice ha guadagnato “dal crescente consenso ottenuto veicolando una rappresentazione di sé strettamente associata all’impegno personale nella charity”, ossia nella beneficenza. E’ quanto sostenuto dalla Procura di Milano, come si legge nel provvedimento del pg della Cassazione sulla competenza territoriale.
La Procura generale della Cassazione ha stabilito che è la Procura di Milano quella competente ad indagare sul caso Ferragni-Balocco per la vicenda dei pandori griffati, dopo che era stato sollevato il conflitto di competenza territoriale tra gli inquirenti milanesi e quelli di Cuneo. La decisione, a quanto si è saputo, è stata presa perché i contratti tra le società dell’influencer e l’azienda dolciaria piemontese, in relazione alla sponsorizzazione del pandoro ‘Pink Christmas’, sono stati siglati a Milano.
Ci sono “indici esteriori, di tenore non equivoco” su una “unitaria programmazione, nell’ambito di un medesimo disegno criminoso” delle presunte truffe sui casi pandoro, uova di Pasqua e bambola contestate a Chiara Ferragni, considerando la “unitarietà della spinta a delinquere”, la “analogia del ‘modus operandi’” e il “lasso temporale” tra gli episodi. Lo scrive il pg della Cassazione nel suo provvedimento, pur chiarendo che non sulla base di questo criterio ha stabilito la competenza di Milano ad indagare. In tutti e tre i casi, si legge, Ferragni ha pubblicato sui social post, stories e “video fuorvianti” per i consumatori.
Una decina di giorni fa il procuratore aggiunto milanese Eugenio Fusco aveva sollevato davanti al pg della Cassazione il conflitto tra pm sulla competenza ad indagare per il caso del dolce natalizio dell’azienda, che ha sede in provincia di Cuneo. L’aggiunto Fusco, che ha delegato le indagini al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf, nel documento trasmesso al pg della Suprema Corte, in base all’articolo 54-bis del codice di procedura penale, aveva chiesto di chiarire a chi spetta occuparsi della vicenda del pandoro rosa ‘Pink Christmas’. E ciò in quanto, successivamente, anche l’ufficio requirente piemontese, guidato da Onelio Dodero, ha aperto un fascicolo gemello a carico di Ferragni e Alessandra Balocco, ad della casa dolciaria.
Nella memoria inviata a Roma la Procura di Milano ha indicato anche gli altri due casi su cui sono stati accesi i riflettori dai pm milanesi, ossia quelli delle uova di Pasqua della Dolci Preziosi e della bambola, in realtà chiamata “Mascotte Chiara Ferragni”, prodotta in collaborazione con Trudi. Ferragni è indagata a Milano per truffa aggravata anche per questi altri due casi. Riguardo alle uova di cioccolato è indagato anche il patron della Dolci Preziosi, Franco Cannillo. Gli inquirenti e gli investigatori meneghini avevano ritenuto nel loro atto i tre episodi legati dal “vincolo della continuazione”, nell’ambito di un presunto “medesimo disegno criminoso”.
Il pg della Cassazione ha risolto la questione di competenza sul caso del pandoro, mentre sugli altri due non sono stati sollevati conflitti e, dunque, su questi gli inquirenti milanesi continuano ad indagare. L’ipotesi di truffa, in generale, in questi casi riguarda la vendita di prodotti sponsorizzati, in particolare sui canali social, da Ferragni traendo in inganno, secondo l’accusa, i consumatori convinti che i ricavi sarebbero andati in beneficenza
Fonte: Ansa.it
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